Recensione: Generation Antichrist
Pionieri del Thrash made in England, gli Onslaught sono stati, nel lontano 1982, tra i primi ad aver assorbito questo nuovo modo di intendere il Metal proveniente dalla scena americana, rigettando poi violentemente due album che sono diventati due libri di testo: il feroce ‘Power from Hell’ del 1985 e l’infernale ‘The Force’ dell’anno successivo.
Sono stati anche tra i primi a patire le impietose leggi del mercato discografico: ‘In Search of Sanity’, del 1989, fu un tentativo mal riuscito di sfondare, con il suo cambio di direzione verso sonorità più tecniche che istintive, ma alla portata di un pubblico più vasto, e la forzata sostituzione del feroce Sy Keeler con il più melodico Steve Grimmett, grandissimo cantante con i Grim Ripper e poi con altri progetti più tendenti al classico, ma assolutamente non adatto al Thrash Metal.
Come per il Titanic, anche per gli Onslaught, la falla è stata determinante: pian piano, ma inesorabilmente hanno cominciato ad affondare, arrivando nel 1991 allo scioglimento.
D’altra parte chi ha i numeri si spezza, ma non si piega: passati i maledetti anni ’90, con il Thrash tornato prepotentemente in auge, nel 2004 i feroci britannici sono tornati all’assalto, con Sy Keeler di nuovo dietro al microfono ed il chitarrista Alan Jordan al posto di Rob Trotman.
Da lì tre album: ‘Killing Peace’ del 2007, ‘Sounds of Violence’ del 2011 e ‘VI’ del 2013, il ‘Live at the Slaughterhouse’ del 2016 ed un buon numero di musicisti ruotanti intorno al duo Keeler – Rockett.
Poi … silenzio discografico per quasi quattro anni e mezzo, eccetto un paio di single, fino al 7 agosto 2020 che vedrà l’uscita del nuovo album ‘Generation Antichrist’, via AFM Records, con una formazione nuovamente rinnovata.
Prima di tutto: Sy Keeler, pur se presente nel primo singolo promozionale del Full-Length (‘A Perfect Day to Die’), è stato sostituito da David Garnett (Bull-Riff Stampede), poi troviamo gli ingressi di Wayne Dorman (Wrath of the God) alla chitarra e di James Perry dietro le pelli (anche lui nel Blue-Riff Stampede). Rimangono Jeff Williams, presente dal 2006 e l’inossidabile Nige Rockett, a questo punto l’unico rimasto della formazione originale targata ’82.
Per cui un cambiamento importante, che sa di aspettativa, con una band che porta un nome antico, ma che di fatto è tutta nuova.
Bene, gli Onslaught 2020, con ‘Generation Antichrist’, spaccano il culo ai passeri.
Buon successore di ‘VI’, l’album trasuda un sodo e genuino Thrash Metal, rude e ribelle come deve essere suonato oggi, con i giusti richiami Old School (di cui, tra l’altro, Rockett è parte essenziale) ma anche tremendamente attuale, senza strascichi nostalgici o tentativi di ripetersi.
Il combo sfodera parecchia energia attraverso un songwriting adrenalinico, dinamico e, soprattutto, trascinante, ottenuto per mezzo di un alto tasso tecnico, ma anche suonato di pancia, carico di quel pathos che prende e che fa venire la voglia di fare quello che la pandemia, ed i signori che hanno dovuto gestirla (senza polemica), ci sta impedendo da mesi: correre sotto il palco tutti assieme con le braccia alzate e la testa che sbatte nel più furioso degli headbanging.
Guardando il pelo nell’uovo i richiami a Testament, Metallica ed Exodus ci sono, ma non è che ‘The Force’, ritenuto uno dei migliori album Thrash del 1986, non risentisse delle influenze Bay Area, anzi … Gli Onslaught sono questi: prendere o lasciare ed io, per quanto concerne ‘Generation Antichrist’, dico di prendere senza indugio.
La nuova formazione tira alla grande: David Garnett non fa rimpiangere Sy Keeler (a cui va tutto il nostro affetto, s’intende), le due asce sono compatte e taglienti, basso e batteria formano un muro compatto e gli assoli sono energici ed importanti. In definitiva, nove canzoni che puntano a colpire l’anima direttamente, senza fronzoli, che piacciono ed infondono il giusto entusiasmo.
Non c’è un momento di pausa né un cedimento e non stiamo a parlare di ballad, semi-ballad o cover di pop band: dopo ‘Rise to Power’, demoniaca introduzione, ‘Strike Fast Strike Hard’ è uno sparo ad alzo zero: veloce, furiosa, piena di cori coinvolgenti ed un interludio cadenzato e malvagio, è proprio come il titolo, colpisce velocemente e duramente.
‘Bow Down to the Clowns’ è più controllata, ma comunque durissima e determinata, con linee melodiche abrasive.
La Title-Track, ‘Generation Antichrist’ parte pesante e claustrofobica per accelerare e scagliarti nell’inferno.
‘All Seeing Eye’ è tirata ed instancabile con scatenanti strofe finali.
E così via: ‘Addicted to the Smell of Death’ sega le ossa, ‘Empires Fall’ è potente e marziale, ‘Religiousuicide’ è scavezzacollo, velocissima e smodata, senza freni.
Conclude ‘A perfect Day to Die’, versione 2020, dedicata ai Motorhead scomparsi.
Gli album Thrash rilevanti usciti in questi primi due terzi del 2020 non sono pochi. ‘Generation Antichrist’ si infila prepotentemente tra loro confermando l’importanza degli Onslaught nel mantenere vivo il movimento Thrash Metal.
Da inserire assolutamente nel nostro archivio discografico. Grandi!