Recensione: Generation Wild

Di Fabio Vellata - 2 Maggio 2010 - 0:00
Generation Wild
Band: Crashdïet
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2010
Nazione:
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80

Terzo album in carriera e terzo cambio di singer per gli svedesi Crashdiet, band tra le più attese ed apprezzate dagli attenti ascoltatori ed appassionati di hard rock “sporcato” da fortissime ed esuberanti tinte street-glam.

“Generation Wild”, nuovo capitolo di una storia sin qui non particolarmente prolifica, porta alla ribalta un elemento che di certo potrebbe rivelarsi arma vincente per il futuro del combo nordico. Simon Cruz, frontman dal nome, per la verità, non molto scandinavo, è in effetti, quanto di meglio si potesse sperare di reperire in sostituzione del defezionario Olliver Twisted.
Grande presenza scenica dal vivo, carisma ma, soprattutto, ottime corde vocali da mettere al servizio di un’interpretazione eclettica, Cruz risalta per l’abilità nel variare registro a seconda del tema offerto dal brano: dalla grinta selvaggia e furibonda, a sfumature tecnicamente evolute in cui esibire eccellente estensione e doti canore di prim’ordine.

Aiuta ad ogni modo, la progressiva maturazione in termini compositivi messa in evidenza dal gruppo, esito di una crescita lenta ma spiccata, che sta portando i Crashdiet verso una dimensione finalmente disgiunta dal mero citazionismo spicciolo, a favore di uno stile maggiormente consapevole e mirato, costruito sulle basi di un potenziale che miscela soluzioni tipiche del rock duro euro-americano per eruttare canzoni, al solito, facili all’orecchio, ma per nulla dozzinali nella struttura, o plastificate nell’impatto.
Una tracklist insomma, composta da potenziali singoli, in cui l’agilità dei ritornelli e la prestanza delle linee melodiche, nulla sacrifica in termini di naturalezza e spessore, lasciando intravedere oltre ad una facciata fatta di ruffianerie ed attitudine volutamente “glam”, un lavoro fondato su notevole competenza e grande capacità professionale.

I punti di riferimento, inutile dirlo, rimangono sempre immutati e ben presenti. Skid Row, Guns, Kiss e Wasp, come ben riferito dall’immancabile biografia d’accompagnamento, sono le influenze che sin dagli albori si agitano ben distinte nell’immaginario evocato dal quartetto di Stoccolma. La personalità tuttavia non manca e tende a farsi sempre più marcata.
Tolta la non brillante “Armadeggon” posta in apertura, traccia che appare per alcuni tratti un po’ ripetitiva ed impersonale (occhio però ai giochi strumentali ed ai preziosi assolo centrali), lo scalare delle marce, imposto dalle pulsanti ed inesorabili “So Alive”, “Generation Wild” (dirompenti anche dal vivo), “Down With The Dust” e “Chemical” porta in dote corpose dosi d’adrenalinica e saltellante energia, irrobustita da cori dall’impatto fulminante ed hookline pronte a incidersi nella memoria dopo un numero di passaggi davvero esiguo.
Esemplare poi, la carica urticante della feroce “Rebel”, canzone che pare quasi estratta dal celebre “Whiplash Smile” di Billy Idol, in virtù di una prestazione di Cruz ruvida ed intransigente e di un incedere chitarristico che richiama da vicino la verve ritmica del grande Steve Stevens.
Ugualmente efficaci anche i momenti di maggior enfasi e taglio melodico-commerciale. “Save Her” e “Beautiful Pain” smussano gli angoli, offrendo un terreno decisamente fertile per un’interpretazione di Cruz realmente di classe superiore.
Infine, ancora sgommate di vitaminico hard rock nella tuonante e polverosa “Native Nature” ed insospettabili riferimenti ai Def Leppard di “Pyromania” con “Bound To Fall”, ennesimo episodio impreziosito da un chorus ottantiano di particolare vigore, dall’incedere spumeggiante ed arioso, cui non difetta un notevole gusto per le armonie orecchiabili e di pronta memorizzazione.

Amalgamato dalle inappuntabili prestazioni dei singoli e da una produzione più che buona, “Generation Wild” è dunque un deciso passo in avanti dopo l’altalenante  “The Unattractive Revolution” edito nel corso del 2007, cui si fa preferire per l’upgrade a livello vocale e per una freschezza che, prendendo spunto – come sempre – da nomi arcinoti, pare pronta ad evolversi su di un percorso dotato di personalità e caratteristiche proprie.

Vitali, energici e briosi: per gli appassionati, dopo i botti di Wig Wam e Crazy Lixx, un nuovo titolo da tenere in serissima considerazione.

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Tracklist:

01. 442 (Intro) 0:53
02. Armageddon 4:06
03. So Alive 4:11
04. Generation Wild 3:55
05. Rebel 3:23
06. Save Her 3:26
07. Down With The Dust 2:47
08. Native Nature 4:28
09. Chemical 4:16
10. Bound To Fall 4:15
11. Beautiful Pain 4:42

Line Up:

Martin Sweet – Chitarra
Simon Cruz – Voce
Peter London – Basso
Eric Young – Batteria
 

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