Recensione: Generations
Nuova fatica discografica per il gruppo Statunitense che, rispetto alle ultime prove in studio, fa segnare il ritorno verso sonorità più tipicamente rock.
Infatti bisogna risalire ai loro primi tre lavori degli anni ’70 per non riscontrare quella vena ultra-melodica che ne decretò il trionfo con gli album successivi. Sono poche le ballad, e non si fanno neanche notare tanto, al contrario, “mid tempo” e “rock’n’roll songs” la fanno da padrone; certo un disco dei Journey senza troppa melodia sarebbe impensabile, ma con questo non voglio asserire che qui non ve ne sia, tutt’altro. Risulta semplicemente più dosata, cosicché che Schon possa procedere a briglia sciolta in tutto il suo eclettismo.
Annotiamo anche l’ottima prova di Steve Augeri, che non fa rimpiangere, almeno in questo frangente, Steve Perry.
Che “Generations” fosse un disco atteso lo si poteva notare già dalla quantità di download del “sample” che la “Frontiers” aveva messo a disposizione degli utenti sul proprio sito, tanto che è stata costretta a toglierlo per le troppe richieste, che ne hanno intasato a volte la connettività.
La line up vede accanto ai due leader storici Schon e Valory (rispettivamente chitarra e basso), l’ormai consolidatissimo Cain alle tastiere (dai tempi di “Escape”), Castronovo alla batteria, e, appunto, Augeri, alla voce. La scelta da parte del gruppo di inserire delle tracce cantate ognuna da un membro diverso del gruppo può essere considerata comunque una mossa piuttosto audace, perché se da un lato conferisce al lavoro una estrema eterogeneità, sia a livello di proposta che di risultato finale, dall’altro spiazza non poco l’ascoltatore che passa dalla voce celestiale di Augeri a quella piuttosto baritonale e sporca di Valory o a quella tecnicamente insufficiente di Schon (meglio che rimanga a suonare la chitarra!). Le sorprese positive sono invece l’ugola magica di Castronovo e quella più che apprezzabile di Cain.
Dopo questo lungo preambolo andiamo ad analizzare le canzoni singolarmente. C’è da dire che il disco si apre con due tracce, “Faith In The Heartland” e “Place In Your Heart”, nel più classico Journey’s style con ritornelli e linee di chitarra molto orecchiabili e con uno Schon ispiratissimo in risalto, a cesellare gli arrangiamenti coadiuvato magistralmente da Cain. Anche “A Better Place” non si discosta molto dalla canonica proposta artistica della band, e risulta essere una delle tracce più melodiche del platter, in cui Augeri fa il verso in modo incredibilmente simile a Perry!
Ed eccoci alla prima sorpresa del disco, perché l’ottima voce di Johnatan Cain (autore di questa canzone) si fa apprezzare sulla “semi – chorus – ballad” “Every Generations”, pezzo che rimane letteralmente stampato nel cervello dopo un paio di ascolti. Questo primo cambiamento non sfigura quindi nel complesso della riuscita dell’album anche perché le successive tre tracce sono cantate nuovamente da Augeri; devo ammettere però che nessuna mi esalta in modo particolare, eccetto “Believe”, che possiede un ritornello veramente emozionante, mentre su “Butterfly (She Flies Alone)” c’è da segnalare il contributo alla chitarra acustica di Augeri stesso. E così dopo un’anonima “Knowing That You Love me” torniamo al rock di “Out Of Harm’s Way”, in cui a risaltare più che il refrain è la perizia tecnica di questi straordinari musicisti, che in questo caso sopperiscono con mestiere alla carenza creativa del pezzo in questione. Come dicevo, se non fosse per la voce di “Schon”, “In Self Defense” sarebbe un pezzo più che godibile in stile Police versione più hard rock! Buona invece, nel complesso, “Better Together”, in cui (per fortuna) ritroviamo Augeri dietro il microfono ad offrire davvero il meglio di sé; il pezzo poi risulta essere incisivo da tutti i punti di vista, è un mid-tempo hard rock che dal vivo può fare sicuramente il suo effetto. E così mentre Valory “massacra” con la sua voce “Gone Crazy”, che su “Generations” ci sta come i cavoli a merenda, con il suo rock’n’blues neanche tanto ispirato, concludono più che degnamente il lavoro, “Beyond The Clouds” e, soprattutto, “Never Too Late” cantata da un sorprendente Dean Castronovo dietro il microfono.
“Generations” è un disco che si lascia ascoltare senza problemi, ma per chi vuole accostarsi per la prima volta all’etereo sound dei Journey non è forse il punto di partenza più indicato, in virtù del fatto che sembra che i musicisti si siano divertiti a reinventarsi come cantanti.
Le canzoni con Augeri alla voce sono comunque ben otto e tutte molto buone, a voi la scelta.
Tracklist:
1. Faith In The Heartland
2. The Place In Your Heart
3. A Better Life
4. Every Generation
5. Butterfly ( She Flies Alone )
6. Believe
7. Knowing That You Love Me
8. Out Of Harms Way
9. In Self-defense
10. Better Together
11. Gone Crazy
12. Beyond The Clouds
13. It’s Never Too Late (Bonus Track)