Recensione: Genetic Disorder

Di Fabio Vellata - 3 Gennaio 2008 - 0:00
Genetic Disorder
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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72

Attivi sin dal lontano 1979, i transalpini Nightmare giungono con ‘Genetic Disorder‘ al capitolo discografico numero sei di una carriera che, a dispetto dei ventotto anni di anzianità e complice un lungo stop (dal temporaneo scioglimento nel 1987, alla rinascita nel 1999), non è tale da apparire particolarmente prolifica o ricca di uscite.

La proposta dei francesi permane immutata, e mantiene costante la propria base già ampiamente messa in evidenza con i tre precedenti albums del dopo reunion.
Un heavy alquanto massicco e potente, spesso debitore nei confronti di stilemi tipicamente a stelle e strisce, innaffiato, di tanto in tanto, da interessanti sprazzi melodici utili per rompere una monoliticità altrimenti impenetrabile.

Un songwriting certo non originale, ma comunque ben rodato e qualitativamente buono, non manca di offrire alcune tracce riuscite e dalla godibilità notevole, memori di antiche lezioni radicate in tempi ormai passati che non faticano a risultare piacevoli e dotate di un qualche appeal.
L’opener “Nothing Left Behind” è, a tal proposito, un valido esempio di quanto appena riportato: il mid tempo roccioso, compatto e battagliero su cui vengono erette le trame strumentali, piace sin da subito senza grosse riserve, esaltandosi nei passaggi più ammorbiditi del chorus grazie, soprattutto, all’ottima prova del bravo Joe Amore, singer dalle notevoli capacità interpretative, in possesso di uno stile versatile ed eclettico, accostabile – fatte le dovute proporzioni – ora al sommo Ronnie James Dio, ora all’altrettanto ottimo Jorn Lande.
Confermano poi le buone impressioni, altri episodi scolpiti in un heavy martellante e genuino come “Final Procession”, “Forsaken Child”, “A Wicked White Demon” e la conclusiva “Dawn Of Darkness”, brani che, oltre alle già evidenziate doti canore del frontman, permettono di apprezzare anche l’eccellente preparazione della coppia d’asce Franck Milleliri / Alex Hilbert, protagonista di una prova di ragguardevole spessore in termini d’affiatamento e maestria tecnico-esecutiva.

Non convince appieno invece, la produzione dei suoni realizzata ai Fredman Studios dal noto producer Fredrik Nordstrom (Hammerfall, Arch Enemy, In Flames), non del tutto in grado di esaltare al meglio il potenziale delle trame musicali, rivelandosi, in alcuni frangenti, eccessivamente cupa e priva della giusta brillantezza.

Ciò nonostante, le buone capacità del gruppo d’oltralpe non tardano a manifestarsi, infilando alcuni brani di sicuro valore e discreto fascino, a cavallo tra US metal, heavy power e spruzzate thrashy, che permettono all’album di lievitare verso valutazioni più che accettabili e pongono ‘Genetic Disorder‘ nella schiera degli “outsider” di assoluto rispetto.

Un acquisto non irrinunciabile dunque ma, nondimeno, un disco ben realizzato che, al di là di alcune pecche in sede di produzione e di una certa prolissità di fondo, sa rendersi interessante e gradito, e si pone come un ascolto consigliabile a tutti i fan dell’heavy classico più roccioso ed incontaminato.

Tracklist:

01. Nothing Left Behind
02. Battleground For Suicide
03. Queen Of Love & Pain
04. Conspiracy
05. Leader Of The Maquerade
06. Final Procession
07. The Dominion Gate (Part II)
08. The Winds Of Sin
09. Forsaken Child
10. A Thrill Of Death
11. Wicked White Demon
12. Dawn Of Darkness

Line Up:

Joe Amore – Vocals
Franck Milleliri – Guitars
Alex Hilbert – Guitars
Yves Campion – Bass
David Amore – Drums

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