Recensione: Get Some
Lerci, volgari e probabilmente usciti sbronzi da qualche bettola, i Nashville Pussy tornano alla carica, guidati come sempre dalla provocante axe-girl Ruyter Suys e dall’ugola maleducata di Blaine Cartwright.
‘Get Some’ è il quarto disco da studio di questi dirty & nasty hard rockers cresciuti a whisky, stivali e belle pupe, ed è una mazzata di sano hard rock: un album fatto di pezzi brevi, veloci, semplici, aggressivi e fottutamente trascinanti, che mostrano la formazione della Georgia (nonostante il nome porti la mente al Tennessee) in pienissima forma. Crescono i momenti Ac/Dc, come l’inizio della scatenante Raisin Hell Again, Good Night For a Heartattack o Hate & Whisky, e la direzione musicale della band pare assestarsi definitivamente su uno street duro e stracolmo di venature southern e rock’n’roll. Gli ZZ Top induriti, i Motley Crue, i Motorhead… ecco i nomi che, insieme ai già citati Ac/Dc, compongono il patrimonio genetico della band. Dna che in questo disco esce allo scoperto più che mai, dando forza e convinzione a pezzi come la bellissima opener Pussy Time, alla più lenta Atlanta’s Still Burnin o alla festaiola Come On Come On. Per quaranta minuti la formazione americana pesta senza compromessi il proprio credo sonoro, partorendo riff accattivanti e soli che non escono mai di una virgola dai dettami del genere. Hell Ain’t What It Used To Be, One Way Down, Meaner Than My Mama, Lazy White Boy… per tutte basta una sola ricetta a base di alcol, sudore e tanta sfrontatezza sonora, un’unica ricetta che fa dei brani di questo nuovo disco materiale assai gradito per chi gode di certe sonorità made in US.
A completare un lotto già più che sufficiente ci pensano due cover dei tempi che furono: Snowblind, pezzo del 1978 che giunge direttamente dal primo disco solista di Ace Frehley (Kiss), e Nutbush City Limits di Ike & Tina Turner.
Questo Get Some è un passo avanti anche a livello di suono e produzione, i quali risultano terribilmente azzeccati in tutto e per tutto, segno che la mano di Daniel Rey (già Ramones) sa ancora muoversi saggiamente su certe consolle e in certi ambienti sonori.
Dal “banchetto orale” del debut ‘Let Them Eat Pussy’, tutto sleaze e heavy rock punkeggiante, queste Passere del Sud hanno saputo virare verso un hard rock grezzo e dannatamente esaltante, facendo loro reminiscenze street e rock’n’blues. ‘Get Some’ è ancora meglio di ‘High As Hell‘, e, a oggi, si merita in pieno la palma di “miglior disco della band di Atlanta”.
In lust they trust!
Tracklist:
01. Pussy Time
02. Come On Come On
03. Going Down Swinging
04. Good Night For a Heartattack
05. Hate and Whisky
06. Lazy White Boy
07. Hell Ain’t What It Used to Be
08. One Way Down
09. Raisin Hell Again
10. Atlanta’s Still Burnin
11. Nutbush City Limits
12. Meaner Than My Mama
13. Snowblind
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini