Recensione: Ghost Owl
Primo EP per questa band italiana, piuttosto parca per quanto riguarda le informazioni personali. Il disco si presenta molto bene, un bel cartonato bicolore nero su oro, con immagini di vario tipo per la cui ispirazione viene alla mente un interessante miscuglio, a metà tra la Magia sexualis di Aleister Crowley ed i manifesti psichedelici della fine degli anni ’60. Anche per quanto riguarda l’aspetto musicale, ci troviamo davanti ad una di quelle occasioni in cui è possibile giudicare il libro dalla copertina: il gruppo parmense propone un doom metal con screziature allucinate, debitore di gruppi come Black Sabbath ed Electic Wizard; un viaggio negli abissi della mente, accompagnati dall’infernal nocchiero e scortati da un totemico gufo.
La traccia di apertura è una disperata richiesta di aiuto allo spirito guida che dovrebbe guidare il viandante smarrito nella notte: Ghost Owl è un brano abbastanza canonico, cupi riff di chitarra distorta si distendono pesanti sulla vischiosa rete creata dal basso, mentre la voce comincia la sua preghiera al rapace notturno. La traccia si sviluppa con un aumento di ritmo, una buia cavalcata che strizza l’occhio ai Black Sabbath prima di tornare a riprendere lo schema iniziale, lasciandoci ripiombare nell’abisso, incapaci di frenare l’accelerazione impartita al nostro cervello. Black Gold ha un’apertura più massiccia ed energica, un impatto stordente che si diluisce con il passare degli accordi, fino a costruire una parte centrale più allucinante e contorta, con gli strumenti che si affastellano l’uno sull’altro per poi dipanarsi in una conclusione più canonica, mentre la voce continua le sue invocazioni caratterizzate da un occulto simbolismo. La chiusura dell’EP è affidata al brano che, nel trittico, dimostra certamente una personalità maggiore ed uno stile più caratteristico. Urla laceranti con strumenti in sordina fanno rapidamente spazio ad una pulsante marea di cupo doom metal che ci lambisce lentamente, ribollendo, mentre cresce e tenta di soffocarci con il suo denso liquame nero. Scivoliamo verso l’incoscienza, le voci in lontananza si perdono nell’ultimo singulto di ragione prima della chiusura…
Peccato che Ghost Owl duri solo venti minuti, sarebbe stato bello sentire un ulteriore sviluppo musicale… I Caronte hanno realizzato un ottimo biglietto da visita; certo, non è un disco perfetto, in alcuni momenti si avverte troppo la presenza dei numi tutelari del gruppo, le fonti d’ispirazioni sono ancora troppo influenti nella composizione. Fortunatamente, sono solo degli episodi, il gruppo è sulla strada giusta per sfornare un ottimo album di debutto e speriamo che lo faccia in tempi brevi. La qualità dei musicisti è più che buona, non abbiamo certo a che fare con dei mestieranti da pochi soldi, ci sono tutte le premesse per un radioso (oscuro?) futuro. Non resta che attendere al varco la prossima fatica del quartetto; nel mentre, ascoltiamoci un’altra volta Ghost Owl.
Damiano “kewlar” Fiamin
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Tracklist:
- Ghost owl
- Black gold
- Trice of dream
Formazione:
- Henry Bones: Basso
- Dorian Bones: Voce
- Tony Bones: Chitarra
- Mike De Chirico: Batteria