Recensione: Ghosted

Di Marco Donè - 22 Aprile 2025 - 7:00
Ghosted
Etichetta: Scarlet Records
Genere: Power 
Anno: 2025
Nazione:
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75

Per il metallo italiano il 2025 si sta rivelando un anno all’insegna del power metal. Alcuni dei nomi più altisonanti della scena tricolore hanno infatti deciso di battere un colpo, pubblicando un nuovo album, proprio nell’anno solare in corso. In questa sorta di chiamata alle armi non potevano certo mancare gli emiliani Trick or Treat, da tempo uno dei gruppi di riferimento per il genere, in Italia e non solo. Il ritorno della compagine capitanata dal talentuoso Alessandro Conti avviene a tre anni esatti dall’acclamato “Creepy Symphony” e, a tutti gli effetti, è uno dei comeback più attesi di questo 2025. “Ghosted” è il titolo dell’ottava fatica dei Trick or Treat e continua il percorso iniziato con il platter del 2022, caratterizzato da una visione horrorifica, carica di ironia. “Ghosted”, infatti, ci porta alla scoperta di alcuni temi propri della cultura horror cinematografica e fumettistica, affrontando il tutto con quell’animo scanzonato che da sempre contraddistingue i cinque emiliani. Nelle undici tracce che compongono l’album incontreremo inoltre dei tributi al mondo dei videogiochi e alcuni temi legati all’attuale società, come il titolo dell’album può facilmente suggerire.

Entrando nel dettaglio, è sufficiente ascoltare le prime battute di “Ghosted” per renderci conto che qualcosa è cambiato rispetto al precedente “Creepy Symphpony”. Il nuovo album risulta infatti meno immediato, un disco che necessità di più ascolti per essere completamente assimilato. Certo, “Ghosted” presenta tutti i trademark dei Trick or Treat ma si rivela più tirato e con un’aura più cupa rispetto al passato. L’ambiziosa ‘Bloodmoon’, uno degli assoluti highlight del platter, mette bene in evidenza quanto appena sottolineato. La canzone, infatti, si apre con con un classico up tempo power, interpretato magistralmente da un Alessandro Conti in forma smagliante. In questa traccia, il cantante duetta al microfono con la versatile Adrienne Cowan che, dopo un ritornello anthemico, sfodera il lato più graffiante delle sue vocals su delle partiture in blast beat. E ‘Bloodmoon’ non sarà l’unica canzone di “Ghosted” in cui incontreremo delle aperture extreme: anche nella conclusiva ‘Bitter Dreams’ compaiono infatti dei passaggi in blast beat. Un segno tangibile del cambio di line-up avvenuto nel 2023, che ha visto entrare nella famiglia Trick or Treat il batterista Dario Capacci. Proprio la personalità del nuovo drummer permette ai Trick or Treat di avere un approccio più vario in sede di songwriting, come appena evidenziato. E che dire di ‘Evil Dead Never Sleeps’? Altro esempio di come i Trick or Treat abbiano deciso di alzare l’impatto delle proprie composizioni. Il pezzo, infatti, si apre con un riffing tagliente, supportato da delle orchestrazioni che ben si sposano con il tema trattato nella canzone e nel disco. L’evoluzione della traccia ci porta poi a vivere dei momenti più classicamente Trick or Treat, con un esplosivo up tempo power e un ritornello capace di entrare in testa a partire dal primo ascolto. Pregevole, poi, l’apertura chitarristica che riporta alla mente la “Turandot” di Puccini.

Attenzione: i fan dei Trick or Treat possono stare tranquilli: “Ghosted” non ridisegna la proposta della formazione emiliana. È un lavoro che regala delle interessanti evoluzioni, pur rimanendo fedele all’identità che ha caratterizzato Alessandro Conti e compagni nel corso degli anni. La continuità con il passato è infatti presente in canzoni come la melodica ‘Polybius’, il cui ritornello è made in Conti fino al midollo, o la title track, uno dei singoli che hanno anticipato l’uscita di “Ghosted”. Non può mancare, poi, lo spirito più scanzonato della band. Ecco, infatti, ‘Return to Monkey Island’, omaggio al ben noto videogame, in cui incontriamo in veste di ospite Christopher Bowes, degli Alestrom.

Da sottolineare, poi, la prestazione dei singoli, un aspetto che conferma le grandi qualità tecniche e compositive dei Trick or Treat. Un’altra componente da evidenziare è la produzione, pulita e potente, frutto dell’ottimo lavoro svolto in cabina di regia da Simone Mularoni. Un particolare che permette a “Ghosted” di avere maggiore incisività, oltre che valorizzare le soluzioni adottate dai cinque emiliani.

Ghosted”, insomma, conferma l’ottimo stato di forma della scena power italiana e, soprattutto, dei Trick or Treat. È un album che, pur non rivoluzionando la proposta della compagine emiliana, regala qualche pregevole spunto di evoluzione, sia nelle atmosfere che nelle soluzioni stilistiche. Come dicevamo, “Ghosted” è sicuramente meno immediato rispetto al precedente “Creepy Symphony”, ma saprà guadagnare punti ascolto dopo ascolto, svelando, di volta in volta, particolari non notati in precedenza. In poche parole: “Ghosted” è un’opera che si assesta tra i migliori lavori realizzati da Conti e compagni. Ora non rimane che attendere i Trick or Treat in sede live e poter cantare a squarciagola, assieme ai nostri beniamini, i ritornelli enfatici di “Ghosted”.

See the blood moon
Scarlet tears fall from the sky
Rain of vengeance
Spreading fear through flames and fire
Raging demons grinning chase your desperate cries
See the blood moon
Feel my hate on your last night

 

Marco Donè

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