Recensione: Ghosts

Di Paolo Beretta - 7 Novembre 2002 - 0:00
Ghosts
Band: Rage
Etichetta:
Genere:
Anno: 1999
Nazione:
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65

I Rage, formazione storica del power metal teutonico che affonda le sue profonde radici nei primi anni ’80, sono una delle mie band preferite. Mi piace in particolare il loro sound “grezzo”, potente,  veloce, e metallico. Cosa dire inoltre del leader di questa band Peavy Wagner che è a mio parere uno dei più grandi compositori in ambito power? La sua voce graffia a dovere e mi esalta sempre.

Tuttavia questo Ghosts, album pubblicato nel 1999 con l’orchestra sinfonica, non riesce a piacermi perchè non suona Rage. Sia ben chiaro; il lavoro è suonato e prodotto in maniera impeccabile ma il sound in questo disco è molto più leggero rispetto agli antichi fasti e non sento la solita potenza devastante della chitarra di Smolsky e la velocità della batteria di Terrana (solitamente ai limiti dello speed).

Si comincia con Beginning of the end, brano a corrente alternata dove le strofe vengono accompagnate ora da una melodia leggera, ora da un bel riff. Il ritmo rimane blando per tutta la durata dell’opener, chiusa da un assolo di buona fattura. Back in mind mi piace maggiormente perchè il ritmo si alza, le strofe volano veloci e lasciano senza forzature lo spazio all’arioso chorus, veramente riuscito. Con la title track si passa invece ad atmosfere più cupe, misteriose, sfuggenti. Il ritmo si abbassa, la voce di Peavy va al rallentatore poi un bel riff sveglia la canzone ma è solo un momento perchè si torna presto alle sonorità iniziali. Wash my sins away è una bella traccia, immediata, semplice, forse troppo semplice, dove le tastiere sono in primo piano mentre la chitarra accompagna e si esibisce in un assolo abbastanza anonimo. In Fear predominano le atmosfere paurose (più o meno) create dall’orchestra, poi all’improvviso arriva un riff molto Heavy che mi ricorda i Rage di un tempo ma la canzone purtroppo stà già finendo. Love and fear unite comincia con un bel intro, segue il coro (troppo corto), le melodie sono molto curate e i 3.30 del brano volano in un baleno senza graffiare. In Vanished away la voce di Peavy si abbassa, la batteria quasi muore e il coro in questo lento viene ripetuto n volte fino a diventare ipnotico. Spiritual awakening  è invece dotata di un ritmo incalzante dettato dal basso e dalla batteria. Il break centrale che sfocia in un riuscito riff  che non fà che aumentare il livello della song più bella dell’album. Love after death è una vera e propria esplosione di effetti orchestrali che soffocano a mio parere Peavy & C. Coro come al solito, in questo disco, melodico e accattivante così come il solo guitar di una facilità disarmante. Le dolci note del piano introducono la voce triste di Peavy in More than a lifetime che viene interrotta dall’arrivo di un riff granitico. La canzone gioca su questa alternanza particolarmente riuscita. Segue il brano più lungo del cd: Tomorrow’s yesterday. Allegra e spensierata, sono questi gli aggettivi che meglio descrivono questa lunga cavalcata che ruota intorno a melodie leggere nella prima parte della traccia. Poi si anima con il break centrale dove il ritmo aumenta notevolemte per poi riprendere il sound iniziale.

Se vi piace il power metal (molto melodico) prendete di corsa questo Ghosts che non vi lascierà delusi con i suoi cori immediati, gli assoli facili e godibili e le sue canzonette in definitiva elementari. Attenti però! Questi non sono i veri Rage e non crediate che tutti i loro dischi siano come questo. Lo stesso Unity uscito due anni dopo è lontano anni luce da questo sound. Una sufficienza lo merita comunque questo Ghosts dove l’orchestra sinfonica però ha, a mio parere, penalizzato il sound pesante e potente dei Rage.

Tracklist:

1. Beginning Of The End
2. Back In Time
3. Ghosts
4. Wash My Sins Away
5. Fear
6. Love And Fear Unite
7. Vanished In Haze
8. Spiritual Awakening
9. Love After Death
10. More Than Lifetime
11.  Tomorrow’s Yesterday

 

 

 

 

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