Recensione: Ghosts
Se un giorno inventassero un quiz televisivo in stile “Chi vuol essere metal milionario” e il Gerry Scotti di turno facesse
una domanda del tipo: “mi dica il nome di una power metal band dal Quebec”, ora saprete cosa rispondere: Instanzia. In
realtà qualche vero appassionato ricorderà gli Icewind, anche loro originari del Quebec che debuttarono qualche anno
fa per la nostrana Underground Symphony. Con gli Instanzia però stiamo parlando di un livello qualitativo decisamente
superiore: Ghosts è il disco d’esordio per una band dalle grandi potenzialità.
Secret Sphere, Dgm, un pizzico di Seventh Wonder e una spruzzata di power svedese à la Crystal
Eye: questa è la ricetta di Ghosts. La band canadese propone otto tracce, introduzione compresa, di ottimo power
metal, il cui punto di forza è decisamente la maestria nello scrivere cori meravigliosi. Ghosts of the past, brano di
apertura, ne è subito l’esempio: con la sua partenza a rotta di collo forte di corpose linee di pianoforte, presenta uno dei
ritornelli più belli dell’intera annata metal. Power of the mind è un brano compatto, con un chorus che sa conquistare
sin da subito e, come suggerisce il titolo, è davvero “power”. Charming Deceiver, dal canto suo, è sicuramente una
delle tracce più interessanti dell’album grazie alle sue orchestrazioni pressoché perfette, al bellissimo assolo e al suo
notevole ritornello.
Il disco prosegue senza sosta con un’altra canzone che non ha nulla da invidiare alla precedente: Heavenly hell, con
il suo inizio lento sembra quasi una ballata, ma poi esplode in un pre-chorus splendido e in un ritornello trascinante che
non può non emozionare a ogni ascolto. Il giovane Alexis Woodbury, songwriter, chitarrista e cantante della band,
dimostra di sapere ancora una volta il fatto suo con A genius to believe, traccia dall’incedere deciso e dal gradevole
refrain.
La successiva The key conserva ancora una volta un animo aggressivo che però sa trasformarsi in un dolce ma energico
ritornello necessario per dare spazio alla conclusiva Desert Fox: qui riff e strofa ricordano vagamente i
Sabaton e, ancora una volta viene portato in scena un ritornello che è una piccola opera d’arte.
In questo debutto tutto è stato fatto a regola d’arte, dalla produzione all’artwork firmato da JP Fournier (Edguy, Avantasia
e moltissimi altri). I ritornelli hanno tutti lo stesso stile con dei cori molto pomposi, ma se la qualità è questa, non si
può certo criticare la scelta della band. Magari in futuro troveranno una maggiore varietà. Unica pecca la voce, non certo
malaccio ma con un cantante di un certo livello (mi viene in mente Roberto Messina dei Secret Sphere tanto per dirne uno) il
disco sarebbe stato un assoluto gioiello di power sinfonico.
Federico “CelestialDream” Orano
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Tracklist:
1. Omen
2. Ghosts Of The Past
3. Power Of The Mind
4. Charming Deceiver
5. Heavenly Hell
6. A Genius Who Believes
7. The Key
8. The Desert Fox
Line-up:
Alexis Woodbury – Guitar, Vocals
Jean-Christophe Binette – Guitar
Francis Gagné – Bass
Francis Ducharme – Drums