Recensione: Ghosts
Alla ricerca di qualcosa di vagamente originale, ci siamo imbattuti nelle Pirate Queen, gruppo all female che propone un curioso ibrido tra musica sinfonica ed heavy di stampo piratesco.
Effettivamente, almeno a prima vista, qualcosa di un po’ diverso dal solito.
Parecchio romanzata la genesi della band che vorrebbe le cinque corsare provenire dal Triangolo delle Bermuda ed essersi incontrate – addirittura – nel 1523 sotto la guida della regina dei pirati.
Molto colore scenografico in pieno stile Jack Sparrow che fa da contorno ad una proposta tutto sommato piacevole, ma non così singolare o insolita.
In effetti, lo stile potrebbe essere facilmente classificato come un canonico symphonic heavy, con qualche sfumatura goticheggiante e vagamente epica. Nulla di troppo diverso da quanto proposto in vari momenti dai Leaves Eyes, giusto per citare un nome di spicco. Senza scordare certe ritmiche dei bucanieri metallici per eccellenza, i Running Wild con qualcosa dei Battle Beast.
Va detto che le ragazze sanno indubbiamente suonare, la frontwoman Maria Aurea canta veramente bene e fanno istintivamente simpatia. Il materiale a disposizione è tuttavia ancora poco per poter valutare in modo approfondito. Il loro primo album si compone di soli sei pezzi inediti (uno dei quali, “Siren’s Call“, alquanto interlocutorio) e due remix del singolo “Ghosts“. A metà strada tra un EP ed un Full Length.
L’arrangiamento dei brani risulta efficace e lascia intendere come la label punti molto sul quintetto: “Pirates of the Sea”, “In The Search of Eldorado“, “Santa Lucia“, “Open Fire” e la stessa “Ghosts” hanno un impianto decisamente cinematografico. Un ipotetico nuovo episodio de “I Pirati dei Caraibi” potrebbe comodamente beneficiarne per tradurle facilmente in colonna sonora.
Smontando la scenografia hollywoodiana che circonda le Pirate Queen, rimane in buona sostanza una band di discreto valore e con numeri interessanti. Le canzoni proposte ancorché pochine sono piacevoli e si ascoltano favorevolmente. Suoni e melodie ad effetto non mancano.
Il primo cd “Ghosts” è, insomma, un test d’ingresso che ha validato buone potenzialità.
A patto che l’accrocchio pittoresco non finisca per prendere il sopravvento, riducendo le Pirate Queen a semplice elemento di colorato folklore in luogo di vera e propria heavy band.
Nel qual caso, il rischio concreto sarà quello di scivolare nella semplice parodia macchiettistica.
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