Recensione: Gioco al Caos
Piace parecchio lo stile asciutto, semplice e diretto dei Cambio Radicale.
Una band che, una volta tanto, non s’inerpica su strade complicate ma si mantiene all’essenziale.
Un buon hard rock venato di heavy, robusto, genuino, corposo ed immediato. Soprattutto, cantato in italiano, caratteristica che ha il merito di donare freschezza ad un disco che proprio dai testi ottiene uno dei punti di forza principali.
Nati dall’evoluzione della Valerio Franchi Band, i Cambio Radicale sono emiliani e come i prodotti della loro terra sanno essere ruspanti e spontanei. Non per questo però, dozzinali e privi di qualità. L’heavy rock antico che si mescola ai toni cantautoriali dei primissimi Litfiba per sconfinare nel pop rock di Timoria e Negrita, è il territorio volutamente scelto dal leader Valerio Franchi assieme al chitarrista Cesare Fioriti per dar corpo ad un nucleo di brani compatto nei numeri (otto) ma ugualmente efficace nella sostanza. Tematiche che si concentrano sulla contemporaneità irrequieta e problematica del vivere quotidiano, offrono la sensazione di un punto di vista arguto, a tratti abrasivo ed ironico.
Nulla insomma, che lasci pensare ad una combinazione testi-musica improvvisata e nata per caso.
C’è una precisa volontà nell’essere essenziali: si percepisce in canzoni istantanee come “Tempesta” “Pazzo” e “Stati d’ansia”. Brani che colpiscono per come interpretano inquietudini e disagio, assumendo contorni quasi terrificanti nella descrizione della psicologia di una mente disturbata.
Un connubio riuscito, tra hard rock schietto e lingua madre, unito ad una durata che non eccede e sa esprimersi compiutamente nello spazio di pochi brani, fanno di “Gioco al Caos” un album rimarchevole. Dal carattere fascinosamente vintage, quasi come fosse un vecchio vinile.
Non perfetto, ma molto godibile.
Tra un album scandinavo ed uno americano, fa sempre piacere riscoprire dischi come questo debutto, ottimo per spezzare la routine e godere di suoni autentici, in cui riconoscere la capacità artistica di musicisti capaci di rendere l’ascolto comunque attuale e decisamente lontano dal poter essere definito tempo perso.