Recensione: Give ‘Em Hell

Di Eric Nicodemo - 5 Maggio 2014 - 7:00
Give ‘Em Hell
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2014
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
70

 

Talentuoso, scanzonato, irriverente, guascone… in una parola, signore e signori: Sebastian Bach!

Salire all’onore delle cronache, tra attriti e facezie, dopo una manciata di album, lo ammeterete, non è cosa da molti e fa capire quanto sia straripante la personalità del nostro indomabile beniamino.

Se il passato del singer è ancora oggetto di accese discussioni tra gli addetti ai lavori e non, è altrettanto vero che il buon Sebastian non desiste nel condurre il proprio cammino personale, alla faccia dei suoi ex-compagni.

Con una testardaggine invidiabile, Bach, dopo il live album dell’anno scorso, è pronto a riportarci nel suo dominio personale assieme a un pugno di guest stars (Duff McKagan dei Guns’N’Roses, John 5 dei Marlyn Manson e Steve Stevens dei Billy Idol), questa volta vestendo i panni di anfitrione che, di mefistofelico, ha solo il travestimento (e un innato spirito da goliarda).

D’altronde, humor e trasgressione convivono in Seba dal tempo degli Skid (e probabilmente da quando vide la luce): nel caso di “Give ‘Em Hell”, ultima fatica del Nostro, le liriche assumono connotazioni a tratti cupe e aggressive, mitigate da un paio di ballad e da inserti corali melodici.

Non desta stupore, dunque, un titolo come “Hell Inside My Head”, opener perfettamente adatta al lato più belligerante del singer, aspetto fin da subito identificabile nel footstomp pesante e ad alto voltaggio.

Il Nostro, lo sappiamo bene, non è certo un damerino viziato dal rock radiofonico e riesce a dar sfogo a sonorità graffianti (le liriche d’apertura), integrandole perfettamente ad un refrain più levigato ed orecchiabile. Una prova nella norma, non emozionante ma senz’altro gradevole.

Con i giochi di parole e le facezie, Bach è sempre andato a nozze e l’impetuoso duo chitarra-batteria di “Harmony” sembrerebbe contraddire quell’attitudine, ma è presto per dirlo: se i momenti tellurici sono evidenti, il frontman, grazie alla sua duttile voce, riesce a mediare (come in passato) le atmosfere compatte e stradaiole con i momenti più poetici e appassionati del chorus, segnato dalle soavi armonie nelle quali si rispecchia il titolo della song.

Se in “Harmony” si può ancora assaporare un raggio di luce, quell’attimo di serenità viene spazzato via dalla disperazione di “All My Friends Are Dead”, che avanza con riff concentrici e quadrati. Un sentimento intenso quanto la morte dei propri amici si instaura nel refrain, che, sulla falsariga di “Harmony”, crea uno stretto connubio tra le hooklines del cantante, la sei corde e gli onnipresenti backing vocals. Il gioco chitarristico è ricco di chiaroscuri, passando agevolmente da ritmi incedenti ad un serrato sweep picking che colpisce veloce e preciso al cuore.

Nuova track, nuova tentazione e nuovo tentativo di ammaliarci per Mr. Bach: “Temptation” continua su tempi cadenzati mentre la voce di Seba si fa più acuta e tagliente. Viene riproposto nuovamente lo schema fisso riff ruvido/coro melodico, rivelando una song che mutua l’impostazione dei precedenti brani.

La ripetizione di uno schema non sarebbe un problema vistoso, se la sensazione di già visto non si rafforzasse a causa della mancanza di un qualsivoglia nuovo riff o chorus, il quale tradisce hooklines riciclate e meno appaganti rispetto ad “Harmony” ed “All My Friends Are Dead”.

Nemmeno la chitarra solista migliora la situazione, con una sezione meno folle e più sui binari (a parte qualche divagazione interessante…).

Il sodalizio tempi veloci-tempi lenti, melodia-potenza abrasiva, prosegue nell’accoppiata “Push Away”/Dominator”.

Push Away” inganna con una apertura sfumata, giocata su tempi lenti e backings diafani, per poi sprigionare il proprio impeto nel duo dinamitardo main vox-lead guitar.

Bach si disimpegna magistralmente, seguendo essenzialmente due linee vocali: una più controllata e profonda, una altissima e lancinante nel ritornello principale. Un’ottima progressione vocale è, purtroppo, tutto ciò che resta di questa canzone nella mente dell’ascoltatore; il quadro compositivo di “Push Away”, seppur buono, stenta a decollare, incapace com’è di creare trasporto e coinvolgimento nell’ascoltatore, suonando alla lunga un po’ freddo e privo di un groove contagioso.

Dal canto suo, “Dominator” si fa apprezzare per il chorus godibile e grintoso e, in generale, per il giusto equilibrio tra tiro e melodia (assalti terremotanti e refrain d’immediata assimilazione).

Da notare, che la canzone si intrattiene in alcuni dei più pachidermici e sincopati passaggi dell’album, quasi a far sospettare che il buon Seba voglia avviarsi verso nuovi orizzonti e nuovi, insospettabili generi…

Se pensate che, oramai, il nostro mito si sia perfettamente immedesimato nel suo ruolo di Belzebù e voglia sfiorare un’ overdose di adrenalina, non conoscete l’anima romantica del nostro Romeo: per ricordarci che Seba è un inguaribile passionale, ci viene in aiuto la malinconica “Had Enough” e il country rock d’annata “Rock N Roll Is A Vicious Game”, cover di un classico degli April Wine colorito dalle torride, immancabili tonalità dell’armonica.

Tra “Had Enough” e “Rock N Roll Is A Vicious Game”, la scelta ricade sulla prima: tralasciando un chorus prevedibile, le armonie centrali (disegnate dal binomio voce/chitarra), risollevano un brano piacevole, che non si può esimere dal classicissimo assolo in chiusura, un facile escamotage a cui il vecchio rocker è avezzo.

Ricordatosi di essere un duro, il vecchio Sebastian (forse sbirciando la copertina) riveste i panni dell’hard rocker e “Gun To A Knife Fight” spara riff circolari e incalzanti mentre sposa buone armonie e funanbolismi di maniera, consegnandoci una prova non dispersiva ma canonica.

Non migliora il risultato la minacciosa “Taking Back Tomorrow”, dagli inserti vocali atipici, quasi isterici del coro e dalla ritmica serrata e saettante, il cui drumming deflagra impietoso sulle orecchie dell’ascoltatore. In “Taking Back Tomorrow” confluisce un mix discutibile di grunge e sonorità street metal, che trova il suo principale difetto in un ritornello poco riuscito, privo di carattere nella sua assordante e sgraziata linearità.

Nella successiva “Disengaged”, la batteria e il basso in rilievo costituiscono un collettivo simile a un martello pneumatico, aggiungendo ulteriore peso e aggressività al platter, senza rinunciare al giusto compresso melodico nei cori. Per il resto, il refrain è avaro di emozioni e la prevedibilità negli schemi rende “Disengaged” un episodio trascurabile.

A sorpresa, il sipario cala con la dura e tetra “Forget You”, dove il mood sonoro, percorso dal giro di chitarra concentrico e nervoso, assume una tensione teatrale drammatica e, allo stesso tempo, cupa, concedendoci un exploit che si fa apprezzare perchè diverso dal solito, scanzonato hard’n’roll.

Terminato l’ascolto, “Give ‘Em Hell” lascia reazioni contrastanti: se, da un parte, è vero che si può elogiare la pesantezza del suono, effetto ottenuto da precise scelte negli arrangiamenti e nel mixaggio (ritmica in rilievo precisa, potente e pulita), dall’altra, l’effetto che ne deriva non riesce a dare i risultati sperati, essendo il lavoro quasi privo di passaggi realmente memorabili.

La stessa scelta di alternare energia abrasiva e melodia nelle composizioni (scelta dettata dalla grande capacità di registro e d’interpretazione di Bach), dimostra un potenziale che rimane in parte inespresso nell’album, complice un songwriting spesso incapace di coinvolgere l’ascoltatore, fatta eccezione per alcuni ottimi slot, quali le già citate “Harmony” e “All My Friends Are Dead” o “Dominator”, nei quali impeto e hooklines catchy si fondono alla perfezione.

Sì, perchè quello che manca a questo platter è, in generale, il trasporto e l’ispirazione, elementi (inutile a dirlo) essenziali per creare il magico feeling tra ascoltatore e disco, chiave di volta che differenzia un lavoro ben suonato ma piatto, da uno spontaneo e intrigante.

Insomma, se è la prima volta che vi avvicinate alla carriera solista di Seba e volete provare un disco di hard rock che sappia coniugare la giusta dose di melodia e abrasività, senza eccedere, accomodatevi pure, perchè “Give ‘Em Hell” fa per voi.

A tutti gli altri, invece, rimangono due opzioni: ascoltare il disco senza troppe pretese o confidare nella fatidica reunion degli Skid Row, sperando che porti in dote un nuovo album, anche se sarà difficile replicare i fasti del passato.

Nel frattempo, speriamo che il buon Sebastian, ammirando una vecchia foto, sospiri “…I Remember You…”.

 

Eric Nicodemo

 

Discutine sul forum nel topic dedicato agli Skid Row / Sebastian Bach!

Ultimi album di Sebastian Bach

Genere:
Anno: 2013
72
Genere:
Anno: 2007
80