Recensione: Give Us the Power to Do Your Evil

Di Alessandro Calvi - 8 Aprile 2008 - 0:00
Give Us the Power to Do Your Evil

Settima uscita (ma il primo era un EP) per i Crest of Darkness e secondo album con l’italiana My Kingdom Music questo “Give Us the Power to Do Your Evil”. Registrato interamente a Roma, il disco vede il mastermind della band Ingar Amlien affiancato da Rebo e Kjell Arne Hubred alle chitarre e Kjetil Hektoen alla batteria.

Il cd si apre con un brano intitolato, in maniera forse un po’ poco originale, “Intro”. Trattasi comunque di una traccia strumentale d’atmosfera con note dissonanti di pianoforte accompagnate da suoni campionati e rumori ambientali, nulla di nuovo sotto il sole insomma. Dalle ultime note della prima traccia parte “Antichrist”, canzone aggressiva e veloce con un bel ritmo che cattura l’ascoltatore e lo coinvolge. Sicuramente un buon inizio per questo disco che mostra anche una certa varietà di tempi e di stili di cantato dal growl allo scream.
Sugli stessi livelli della prima song si tiene la terza “Druj Nasu”, brano incalzante che tiene alta l’attenzione e macina riff uno dietro l’altro di buona lena. La batteria è sincopata in molti punti e dà l’impressione di un tentativo di ibridazione con ritmiche prog. L’esito è piuttosto buono e riesce a movimentare un po’ l’album, senza risultare nulla di particolarmente innovativo.
Molto più classica invece la struttura e la musica di “Cadavergod”, questo non pregiudica però la sua fruizione e il piacere dell’ascolto. La qualità dei brani infatti si mantiene su standard più che discreti e sempre molto orecchiabili facendosi gustare senza mai annoiare.
Si discosta dalle precedenti, essendo più lenta e funerea, l’ottava “I Love Your Pallid Skin”. Song prossima al doom per il l’incedere ripetitivo e a tratti ossessivo. Le liriche, non cantate, ma recitate per tutta la durata della traccia, aggiungono un ulteriore tono di gravità al tutto.
La fine del disco è demandata a un trittico di brani che si uniscono a comporre, in pratica, una canzone unica. Anche la durata complessiva propende infatti in tal senso oscillando tra i 2 e i 3 minuti per ogni traccia. Ogni momento ha un inizio e una fine su cui si innesta il successivo, si punta sull’aggressività, la velocità (l’ultima “Born to Rule” è probabilmente la più veloce del disco), ma anche sulla melodia con qualche passaggio quasi rock-oriented e un assolo (quello terminale di “Becoming God”) di chiaro sapore thrash. Un finale interessante che lascia intendere che la band ha ancora delle frecce al proprio arco.

I Crest of Darkness confezionano un disco onesto, orecchiabile, che non scuoterà le fondamenta dell’industria discografica mondiale e che non passerà alla storia come uno dei migliori del black, ma che si lascia sicuramente ascoltare molto bene. Giudizio positivo, quindi, per questa band nella speranza che decida di continuare in questa direzione.

Tracklist:
01 Intro
02 Antichrist
03 Druj Nasu
04 Cadavergod
05 Your Demons
06 Death and Pleasure
07 Revenge Complete
08 I Love Your Pallid Skin

Give Us the Power to Do Your Evil (a trilogy)
09 Part 6 – Crossing the Gates of Hell
10 Part 66 – Becoming God
11 Part 666 – Born to Rule

Alex “Engash-Krul” Calvi