Recensione: Global Revolution
Rock n’roll solido, robusto ed estremamente radicato ai canoni della tradizione, è quanto offerto dai newcomers Ratzmataz, nuova proposta tricolore che grazie al deal con la sempre attiva logic(il)logic, giunge con “Global Revolution” alla realizzazione del proprio esordio discografico.
Iconografia, immagine e slogan, non lasciano dubbi sin di primo acchito in merito all’orientamento stilistico prescelto dal trio veronese, testimone della passione per un certo tipo di sonorità già dall’indicativo e più che esplicito sottotitolo: un eloquente “God Bless Rock n’Roll” che si prospetta come una spontanea dichiarazione d’amore lontana da ogni possibilità di repliche o smentite.
Ratzmataz è tuttavia, moniker di taglio e provenienza singolari ed un po’ inconsueti nel panorama hard rock. Qualcuno potrà forse identificarvi un vecchio album di Paolo Conte, raffinato cantautore che ben poco ha a che vedere con chitarre distorte e ritmiche accese, o qualche riferimento ai ballerini di Charleston dei primi anni del novecento.
In realtà, il significato del termine, piuttosto controverso e non del tutto chiaro, parrebbe essere uno slang americano utile ad indicare con un’esclamazione iperbolica, un individuo eccessivo, cialtronesco e poco genuino. Per fortuna e per l’appunto, solo una forzosa e grottesca caricatura: la musica confezionata dal terzetto veneto è, al contrario, quanto di più schietto e verace si possa concepire in tali ambiti, con tutto ciò che – nel bene e nel male – questo può comportare in termini di esiti artistici.
Lontani dall’essere fini dicitori, i Ratzmataz prediligono attestarsi sui binari della classicità, affidando molti dei loro spunti ad un songwriting asciutto e diretto che in molti frangenti (nell’uso delle chitarre e della voce, in primo luogo) richiama gli immancabili Ac/Dc e Guns, miscelati ad un che di settantiano ascrivibile alle lezioni di Free e Led Zeppelin.
L’ascolto di “Global Revolution” tuttavia, suggerisce una visione musicale che molto ha in comune con l’esperienza scandinava, allineando la vivace esuberanza di Hardcore Superstar e Backyard Babies con la ruvidezza di ritmi alcolici ed amplificati.
Di certo molto godibile dal vivo – dimensione per la quale, band come i Ratzmataz, sembrano essere appositamente assemblate – il gruppo guidato da Loris Marchiori ha però nell’ancora poca personalità delle composizioni un limite palese e determinante nel sancirne le reali possibilità d’affermazione.
I brani sono mediamente gradevoli, i suoni più che decorosi ed il livello complessivo del tutto dignitoso: la capacità di rendersi davvero riconoscibili (e soprattutto “preferibili”) in un oceano di validi e solerti esponenti presenti non solo a livello internazionale, ma pure sulla nostra stessa penisola, è invece merce ancora un po’ rara e da acquisire con maggiore sicurezza.
“Global Revolution”, “it’s Alright”, “Sweet Lady”, “Burn” e “Priscilla” (un inno a Guns n’Roses ed Aerosmith) sono tracce che, in un contesto piuttosto omogeno, si ascoltano senza alcun difficoltà. Nulla però che, al momento attuale, consenta di andare oltre ad una valutazione diplomatica del tipo: “sono bravi e ci sanno fare, ma non hanno pezzi che facciano davvero impazzire”.
Tentativi di costruire qualcosa dotato di maggior carattere, sono tuttavia rilevabili, come testimoniato dai modernismi delle ritmiche e delle atmosfere di “Her Love is Stronger Than My Pain” (forse il pezzo più riuscito del disco) e “Too Late”, a dimostrazione di come, questo debutto, non sia altro che un primo elemento nella crescita di una buona band, desiderosa di intraprendere un cammino artistico attraverso il quale poter raccogliere qualche interessante soddisfazione.
Le potenzialità paiono chiare, non sussiste il minimo dubbio: l’occhio “lungo” e l’esperienza degli scout di logic(il)logic sono, in tal senso, ottime garanzie di qualità. Ma per ora non si ravvisano gli elementi utili nel definire i Ratzmataz come un’urgenza davvero necessaria e prioritaria per i fan del genere.
Insomma, bravi. Ma per essere davvero soddisfatti, manca ancora qualcosa.
Discutine sul forum nella sezione Hard Rock / Aor!
Tracklist:
01. Global Revolution
02. It’s Alright
03. Take Me Home
04. Go To Gay Pride
05. Burn
06. Angel
07. Her Love Is Stronger Than My Pain
08. Nobody Needs Somebody
09. Before Sweet
10. Sweet Lady
11. Too Late
12. Priscilla
Line Up:
Loris Marchiori – Voce / Chitarra
Alberto Bianchi – Basso
Martino Pighi – Batteria