Recensione: Global Worming

Di Daniele D'Adamo - 5 Gennaio 2024 - 0:00
Global Worming
Band: Endseeker
Etichetta: Metal Blade Records
Genere: Death 
Anno: 2023
Nazione:
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74

Quarto full-length in carriera per gli Endseeker che, stavolta, propongono un concept basato su un futuro distopico in cui vermi-zombi, dopo aver invaso la Terra, portano all’estinzione il genere umano, divorandolo. Un’idea decisamente macabra tuttavia metafora della lenta distruzione del pianeta operata dal genere umano stesso nell’era moderna.

Idea che tuttavia ben si accoppia con lo stile del quintetto teutonico, e cioè l’old school death metal. Un sottogenere che, quasi inspiegabilmente, continua a imperversare nel panorama musicale del metal estremo nonostante tutto sembri già scritto. Il che si spiega, almeno a parere di chi scrive, con l’attitudine di parecchi musicisti a non voler abbandonare il passato a se stesso, a volerlo riproporre alle giovani generazioni per inspessire il loro background culturale.

Certo, lo stile dei Nostri è stato ripulito dalle ragnatele e messo a nuovo, con che si può godere di un sound in linea coi tempi ma che conserva i principali dettami del metallo della morte ai tempi dei suoi primi anni di vita. Marciume e putrefattume sono ben presenti, senza però esagerare con la quantità di carne sfatta. Il che non elimina il caratteristico sentore di decomposizione che si diffonde dall’ortodossia della foggia musicale di cui trattasi, tenendolo ben presente in maniera però limitata. In soldoni, “Global Worming” guarda con occhio attento alle origini del death metal ma anche alla necessità di produrre un sound che presenti un minimo di evoluzione artistica.

E così è. Death metal vecchia scuola sì ma aggiornato ai suoni moderni che costruiscono un prodotto dal sentore di vecchiume senza farsene inglobare al 100%. In tal modo, lo stile che ne esce è piuttosto interessante, nel senso che manifesta alcuni caratteri di originalità tali da renderlo abbastanza riconoscibile in mezzo alla sterminata marea di act che propongono la medesima pietanza.

Tant’è che, giusto per fare un esempio, le chitarre non hanno in toto il quel caratteristico suono zanzaroso gioia e delizia dei fan più intransigenti della vecchia scuola. Una sua sfumatura c’è, ma anch’essa ha subito il processo di svecchiamento. Ben e Jury erigono il loro poderoso muro di suono utilizzando come malta echi di thrash, intendendo per esso esclusivamente la struttura del singolo riff e non certo di quella degli innumerevoli accordi che fingono da mattoni del ridetto wall of sound. Wall of sound, giova ripeterlo, peculiare di un approccio misurato alla questione ma pur sempre fradicio nel sue parti più interne.

Lenny esprime irreprensibilmente le proprie linee vocali grazie a un tono stentoreo evidente ai più, espresso a pieni polmoni senza scivolare nel growling se non per qualche pizzico sparso qua e là. Obbedendo, lui sì, agli stilemi dell’old school. Al contrario della sezione ritmica, propositiva nell’elaborare ritmi maggiormente variati al solito quattro quarti trascinato che spinge quelli degli act più su menzionati.

Tutto quanto sopra dà la possibilità di dar vita a un songwriting vario e articolato, il che è un altro carattere distintivo che mostra l’attitudine della band di Amburgo a volere emanciparsi a tutti i costi. Le canzoni si lasciano ascoltare con piacere per via del loro assortimento, che le porta a distinguersi con una certa facilità le une dalle altre. Non manca neppure quale imbiancata melodica, ideale per differenziare l’approccio al gusto di ascoltare più volte un LP che, per questo motivo, presenta una longevità non da poco.

“Global Worming” non passerà magari come elemento cardine della Storia del metal per via della mancanza di elementi totalmente innovativi, però fa la sua bella figura come disco in cui si è cercato di mettere qualcosa di proprio, evitando di mutuare pedissequamente altri lidi triti e ritriti.

Gli Endseeker sanno il fatto loro, riuscendo ad accontentare gli appassionati sia di death metal, sia di old school death metal per via di una vena compositiva fuori dai soliti schemi.

Daniele “dani66” D’Adamo

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