Recensione: Glory of Negativity
Prima di tutto una doverosa premessa: mi sono interessato ai Kyla soltanto perchè progetto parallelo di Kym capofila degli Hypothermia; si potrebbe dire che ho usato questo disco come sorta di antipasto ad uno degli esordi discografici che attendo con più curiosità.
Detto questo ed assodato che la mente dietro al sipario svedese tratta temi negativi, la musica che ne segue non può che essere un depressive black crudo e minimale, fatto di chitarre in grande evidenza, disperazione come ispirazione e i colori tetri di una copertina nella quale trovo un certo fascino.
Ma come ci si dovrebbe avvicinare ai Kyla per capirli? L’approccio del gruppo è spiazzante ma abbastanza prevedibile, lo stesso Kym si limita a scrivere che la sua proposta musicale vuole essere fredda, minimalista e monotona, le cui liriche agiscono come uno specchio che riflette il vuoto ed il gelo. Tutte promesse mantenute a livello tecnico con un suono rumoroso, estremamente distorto che riempie le orecchie e la testa, rafforzato da un’esecuzione rozza, quasi un lasciar la chitarra suonare libera e sgraziata.
Oggettivamente parlando, Glory of Negativity non disattende le dichiarazioni rese ma non brilla, reggendosi su un drumming ordinario e semplicemente funzionale, voce stridula di estrazione burzumiana molto effettata oltre che incomprensibile, ed un canovaccio generale che vuole all’incirca un’idea (spesso relativamente ispirata) per brano. E’ giusto sottolineare che nell’arco della durata non mancano degli spunti d’effetto, lenti focali che concentrano l’attenzione su alcuni brani con il respiro ansimante ed il quasi pianto in apertura di “Beyond Nothing“, o la voce ansiogena di contorno a “Sentimental Negativity“, ma da Kym mi sarei aspettato qualcosa di più forte, incisivo. Su tutte, svetta la sola “Beyond Nothing Part II“, il cui carico emotivo vale il disco: sofferenza e depressione urlate al mondo da un pianto/grido disperato e strilli lacerati ed inumani di una gola flagellata.
Glory of Negativity è un’opera organica come spesso accade nel settore, un tutt’uno di quaranta minuti significativo se affrontato con lo stato d’animo consono, intrappolato, purtroppo, nell’uso reiterato ed un po’ traditore di alcuni punti cardine per creare l’atmosfera e condurre sensazioni, come l’alleggerire temporaneamente la pressione espressa dalla rumorosità di un riff, per poi riprenderla con altrettanta costanza.
Il genere dei Kyla è oggettivamente una “brutta bestia”: crudo, duro, molto personale sia nella concezione che nella comunicatività con l’esterno, ma ciò non toglie che Glory of Negativity mi abbia scalfito troppo poco per diventare più di un sottofondo da ascoltare senza soffrire davvero.
Tracklist:
01. Intro
02. Insignificance
03. Beyond Nothing
04. Sentimental Negativity
05. Beyond Nothing Part II
06. Hate