Recensione: Gnomes Metal
Misantropo: persona caratterizzata da una perenne incapacità di inserirsi nei rapporti sociali con la conveniente partecipazione e cordialità.
I due fratelli Sanniti, il bicilindrico che da sempre fa girare a pieno regime il mtore del progetto Misantropus, debbono essere personaggi dotati del giusto senso dello humor, caratteristica che aiuta, e aiuta parecchio, a destreggiarsi all’interno dell’asfittico panorama hard and heavy tricolore. Altrimenti non potrebbe essere, visto che i primi passi in ambito musicale, nel 1988, li videro dietro al moniker dei Latrina (ed è nella scelta di tale nome che risiede la loro goliardia), un combo scanzonato e sufficientemente scassato dedito a un metal punk minimale.
Prima di approdare ai Misantropus, Alessio e Vincenzo si concessero esperienze con Crast, Scum of Society, The Hustler e la Vincenzo Sanniti Band. Il gruppo autore di Gnomes Metal, oggetto della recensione, nacque nel 1998 a Latina e si caratterizzò all’interno dello spettro della “scena” italiana sia per una proposta musicale Doom dalle caratteristiche ben marcate sia per una sequenza di uscite in vinile particolari, siano esse degli stessi Misantropus piuttosto che frutto di collaborazioni, tipo i Dada Boutique nel 2015.
Gnomes Metal, come ormai da tradizione consolidata, esce solo in vinile in trecento copie e va a mettere la parola fine alla storia della band, quantomeno a livello di release discografiche. I Misantropus esisteranno ancora ma solo per esibirsi dal vivo.
Come spesso accade per realizzazioni di culto di questa portata la label di riferimento è la gloriosa Minotauro Records, che infiniti addusse dischi doom ai die hard fan italiani ma non solo: Death SS, Paul Chain, The Black, Requiem, solo per fermarsi a quattro.
I Misantropus 2020 schierano, oltre ai Sanniti bros (Vincenzo al basso e Alessio alla chitarra), Max Bergo alla batteria e Pino “Noise Freak” Pascucci dietro al microfono. Gnomes Metal si compone di cinque pezzi per quaranta minuti scarsi di musica, avviluppati all’interno di un vinile ricompreso in una busta interna con tutti i testi e l’intera storia della band in lingua italiana. Una sorta di epitaffio, insomma.
Musicalmente, il Doom proposto da combo laziale è di quelli senza compromessi, musica che deve soddisfare in primis l’artista e che non per forza debba o voglia piacere a tutti. La voce di Pino “Noise Freak” Pascucci è un ibrido bastardo fra Tom Angelripper dei Sodom e Tom Gabriel Warrior quando militava nei Celtic Frost.
Per chi nutrisse dubbi sui protagonisti delle tematiche trattate nel vinile basta scorrere l’elenco dei tre pezzi posti sul lato A: “Gnomes Metal“, “Axe Gnomes“, “Sword Gnomes“. Tre schegge di Metallo Nero di marca fieramente tricolore che si rifanno alla lezione primigenia delle band citate qualche rigo sopra a proposito della Minotauro Records. Chitarroni implacabili, pesantezza diffusa, basso pulsante, ripetitività il giusto e tanta, tanta attitudine catacombale made in Italy.
Il lato B si apre con “Green Cauldron” di Andrea Penso, very special guest esperto di effetti elettronici alle prese anche con le tastiere, per l’occasione: diciotto minuti di uno strumentale allucinato per allucinati. Niente urla sovrumane o chiavistelli che cigolano, lungo i solchi del vinile Minotauro si respira la paura, quella strisciante, lenta e impietosa, che prima di far venire i brividi si insinua nel cervello. Avete presente, se mai siete stati in montagna a una discreta altitudine, quando inaspettatamente piano piano il tempo volge al peggio e al posto del sole si insinua il grigio dappertutto? Oltre al silenzio e al vento cresce anche la tensione, man mano che scorrono i minuti… e la sera si avvicina. Ebbene, la colonna sonora ideale di quei frenetici minuti, o ore per tornare in un posto sicuro potrebbe proprio essere impersonata da “Green Cauldron”…
“Necropolis:5000 Years After Human… Silent Death” chiude Gnomes Metal così come era iniziato: fucking Doom in mezzo ai denti montato su di una chitarra nerissima!
La domanda che sorge spontanea giunti alla fine dell’ascolto di questo, ultimo loro vinile è: ci si ricorderà dei Misantropus?
Molto probabilmente si, senza dubbio il loro nome rimarrà scolpito nei cuori degli ultras della musica cimiteriale di marca italiana ma verosimilmente fra qualche anno scatterà la caccia ai vinili prodotti da questo ensemble laziale, sebbene senza raggiungere cifre al mercato mostruose. Al di là di questo, chi ha e avrà la possibilità di gustarseli dal vivo lo faccia senza indugio: di band 100% Doom siffatte non ne girano più tante, alle nostre latitudini…
Stefano “Steven Rich” Ricetti
PS: all’interno della confezione del 33 giri vi è un coupon con un codice che permette il download in mp3 dell’intero album, direttamente dal bandcamp Minotauro