Recensione: God Hates Us All!

Di Daniele Bravetti - 22 Settembre 2001 - 0:00
God Hates Us All!
Band: Slayer
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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80

Sono tornati. Erano trascorsi 12 anni dall’uscita di “Season in the Abyss”,
e dopo i mezzi passi falsi di “Divine Intervention” e “Undisputed
Attitude” e il cambiamento di rotta stilistica di “Diabolus in Musica”
(che forse a molti non era dispiaciuto poi tanto..), gli Slayer ritornano e
ricuciono lo strappo con il passato. Le voci che hanno accompagnato per settimane
il rimandatissimo nuovo disco possono essere tranquillamente confermate.”God
hate us all” è indubbiamente il miglior prodotto della band americana
da un decennio a questa parte:un album monolitico, da ascoltare tutto d’un fiato,
ultra tirato e per certi versi estremo che non potrà in alcun modo dispiacere
ai fan piu incalliti della four-piece statunitense.

Ma come tutti sanno il passato è passato, ogni band compie per forza
la propria evoluzione:insomma, il discorso iniziato con Diabolus in musica
continua e chi si aspetta il suono tagliente, secco, quasi scarno dei primi
album sarà in questo senso smentito. La produzione, affidata alle sapienti
mani di Rick Rubin, è molto molto moderna. E se de a una parte la sezione
ritmica è ormai tradizionalmente inattaccabile, sostenuta da un drumming
velocissimo e davvero potente che riporta dritti con la mente ai vecchi tempi,dall’altra
le chitarre del duo King-Hanneman attingono a piene mani dalle ultimissime sonorità
hardcore/new metal (d’altronde Kerry King non sembra nascondere la sua approvazione
per i tanto osannati quanto bistrattati Slipknot ).I due axe-man infatti sfoderano
un suono ultra compatto e assordante, davvero trascinante, che va ad attorniare
un songwriting ispirato e violento.La stessa voce di Araya risulta super filtrata
e urlata come non mai, molto più che nei primi lavori della band.Ed è
per questo che God Hate Us all è una vera mazzata per le nostre orecchie:brani
come la violentissima Disciple (x il il sottoscritto il miglior brano
del lotto) e la tirata God send death riscrivono la storia marchiata
Slayer degli ultimi anni, affiancati da mid tempo molto riusciti come Bloodline,
Here comes the pain e Exile, che ripescano opportunamente nello
stile di “South of Heaven”.E se tutto questo non vi bastasse, vi accorgerete
che anche il discorso lyrics va di pari passo con quello puramente musicale:
come il titolo dell’album ci lascia sospettare, tutte i testi o quasi hanno
come tema principale l’odio verso ogni tipo di religione o costrizione mentale.

Insomma, come ormai avrete capito,pur non essendo il miglior capitolo Slayer
“God Hate us all” è un ottimo disco e si eleva decisamente
sopra la media delle attuali produzioni. Certo gli anni passano per tutti, le
esperienze si accumulano, e quindi era impensabile scrivere un nuovo Reign in
blood. E se proprio vogliamo cercare un difetto, l’album potrebbe risultare
fin troppo come un monoblocco di efferata aggressività. Ma voglio sperare
che questo modo di suonare sia puramente dettato solo e soltanto dall’attitudine
della band e dalla passione per il metal senza fronzoli.Ed io, sinceramente,
ci credo eccome.

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