Recensione: God Slayer
Nella musica, come nella vita del resto, spesso il tuo passato recente influisce sul futuro in svariate maniere, ed è un po’ quello che succede oggi ai Vredehammer in maniera inevitabile. L’ultimo album dato alle stampe dal buon Per Valla, Viperous, fece saltare molta gente dalla sedia e fu un lavoro incredibile sotto tutti i punti di vista; le aspettative, oggi, sono di conseguenza altissime e, quando si arriva da un biglietto da visita del genere, il perdere il filo del discorso è più facile che riconfermarsi.
God Slayer è il disco che ti aspetti e in parte quello che non ti aspetti; un fratello naturale del suo predecessore ma anche un’entità a sé stante e che porta altre soluzioni sul piatto. Il primo cambiamento fondamentale è dietro le pelli: si passa infatti da Frostbitten a Nils “Dominator” Fjellström, che di certo non ha bisogno di presentazioni. La furia assassina di Viperous cede poi il passo a un songwriting meno dirompente e più ragionato, scelta stilistica che perde un po’ in potenza ma alla lunga risulta in ogni caso vincente. In God Slayer ci sono molti meno blast beats e ci si orienta di più sul groove dei mid tempo, offrendo una struttura dei brani in questo contesto atipica. La quasi totalità delle tracce, infatti, ha una struttura in due atti e per la maggior parte delle volte diversi tra loro ma con un fil rouge indistruttibile. Viperous puntava alla gola, assaliva in maniera frontale e distruggeva tutto sparando tutte le cartucce in suo possesso immediatamente; God Slayer invece raggiunge spesso il parossismo nelle seconde parti dei brani, arriva dopo, ma quando arriva è comunque un carro armato.
L’elettronica è presente ma in maniera ridotta e ogni tanto si sperimenta con voci filtrate ma senza mai arrivare al clean vero e proprio. La voce di Per è puro e semplice growl, monolitico come la musica che propone; la produzione dell’album è di quelle da denuncia, con una pacca pazzesca e in grado di esaltare ogni singola nota suonata. Ci sono sì alcuni difetti come un brano o 2 di livello leggermente inferiore e la conclusiva Obliterator che si tronca troppo presto ma, tutto sommato, God Slayer si rivela un altro centro.
Ora dovreste farvi una domanda: quanto Viperous cercate in God Slayer? La risposta potrebbe coincidere col giudizio che darete all’album. Il nome Vredehammer è comunque vivissimo e un’eccellenza da cui ogni amante del death/black suonato in maniera più moderna non può più prescindere.