Recensione: God to the Illfated
Secondo album per i Devian a poco più di un anno di distanza dall’esordio “Ninewinged Serpent”. Torna quindi a farsi sentire la nuova band di Legion ed Emil Dragutinovic, entrambi ex di lusso di un gruppo storico come i Marduk.
Un anno fa le attese per l’esordio di questo combo svedese erano piuttosto alte dopo le ultime, altalenanti, produzioni dei Marduk. Il risultato, però, portò più delusioni che soddisfazioni tra i fan. Oggi tocca a questo “God to the Illfated” tentare di rialzare le quotazioni di una band che non sembra partita con il piede giusto.
Purtroppo, nuovamente, Legion e co. mancano il bersaglio.
Rispetto al precedente cd, i Devian in questa occasione dimostrano di aver scelto di prediligere ulteriormente soluzioni thrash-oriented con un orecchio particolare alla melodia. L’idea in se ha preso piede già da diversi anni nel panorama black scandinavo e ha più volte dimostrato di funzionare. Con nomi simili sarebbe quindi lecito attendersi un ibrido che pescasse a piene mani da black, death svedese e, appunto, thrash. Ed effettivamente è quanto avviene.
Ci si aspetterebbe anche che il mix così composto sia un concentrato di violenza, potenza e melodia, tutto scritto e arrangiato con gran classe e sprazzi di genio ed originalità degli del livello dei nomi dei musicisti coinvolti.
Ed è a questo punto che qualcosa si incrina. Per ciò che riguarda violenza e potenza, diciamo che i presupposti verrebbero soddisfatti. Riguardo alla classe, e soprattutto all’originalità, invece ci sarebbe qualche dubbio in più. I Devian confezionano, infatti, un album con molti punti di interesse a livello teorico. Punti però sviluppati in maniera, quando va bene, sufficiente, se non addirittura banale o mediocre.
Tutto il disco suona già sentito, oltre che piuttosto monotono al punto di non distiguere, dopo alcuni ascolti, molto bene una traccia dall’altra. Elementi che se presi singolarmente forse potrebbero far semplicemente storcere il naso ai puristi lasciando in definitiva un disco ascoltabile e godibile. Il sommarsi, invece, di tutti questi difetti, mina pericolosamente non solo il cd in questione, ma la reputazione stessa della band.
Per concludere Legion ed Emil Dragutinovic perdono una occasione per risollevare le sorti di un gruppo che, allo stato attuale, naviga stancamente nelle acque della mediocrità puntando per vendere più sui nomi in formazione che sulla musica. Per i fan irriducibili dei Marduk più melodici potrebbe essere un acquisto molto gradito, ma rimane l’avviso che esiste di meglio sul mercato.
Tracklist:
01 Mask of Virtue
02 Assailant
03 The Unspoken
04 Saintbleeder
05 I’m the Pariah
06 God to the Illfated
07 Summerdeath
08 South of Halo
09 Awaiting Doom
10 When the Vultures Have Left
Alex “Engash-Krul” Calvi
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