Recensione: Godiva

Di Eugenio Giordano - 29 Novembre 2003 - 0:00
Godiva
Band: Godiva
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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80

Accidenti che esordio, avevo sentito dire grandi cose di questi svizzeri Godiva ma non immaginavo lontanamente il valore artistico di questa band, evidentemente Limb Schnoor non si è lasciato sfuggire un act con queste potenzialità e ha pensato bene di mettere sotto contratto il gruppo, da buon vecchio intenditore. Cancellate dalla mente le classiche band promosse dalla Lmp Music dedite al power metal o al progressive, i Godiva suonano metal classico con una sana dipendenza dai maestri storici del genere, con le giuste tradizioni e innegabile potenza. I signori del metal, gli unici signori del metal, sono i Judas Priest e credo di sfondare una porta aperta con questa affermazione, la mia opinione è apertamente condivisa dai Godiva, che basano il loro sound sui dettami artistici della band di Rob Halford. La produzione del cd è totalmente incentrata sulle chitarre che possiedono il vibe tipico degli ultimi episodi discografici dei Priest prima del divorzio con Halford, quindi immaginatevi un connubio riuscitissimo tra i suoni di “Ram it down” e quelli di “Painkiller”.

I Godiva dimostrano di preferire brani più cadenzati e ritmati, a la “Between the hammer and the anvil”, rispetto a pallottole sonore stile “Painkiller”, l’intera ossatura del disco è infatti basata su pezzi galoppanti e frontali ma mai particolarmente veloci. Ottimo, davvero ottimo, Anthony De Angelis con la sua timbrica al vetriolo che tocca acuti acidi e taglienti per poi ritornare ad atteggiamenti vibranti e oscuri, lungo tutta la durata del disco sarete investiti dal suo cantato potente ed energico, a tratti cattivo, a tratti tecncico ma sempre appropriato ed efficace. Il debutto omonimo dei Godiva si apre con “Razorblade romantic” un up tempo quadrato dal forte sapore classico dove poderosi riff portanti sorreggono l’intera ossatura del brano, la strofa si dimostra subito efficace mentre il ritornello esplode in un bel refrain semplice ma davvero coinvolgente, bravissimi. Ancora più riuscita “Heavy metal thunder” già dai primi frangenti vi scaraventa in un head banging irresistibile grazie ad un riffing potentissimo e oscuro, i Godiva non scoprono l’acqua calda ma suonano un heavy metal fottutamente vero, muscolare e frontale. Eccellente “One shot” è la migliore canzone fin qui, ancora una volta i Godiva si affidano a un grandioso guitar work possente e irresistibile, il ritornello grazie a un bel refrain ripetuto promette grandi responsi dal vivo, insomma una severa lezione di heavy metal. Più lenta e meno esplosiva “Nightmare” comunque mantiene alta la media del disco lasciando al cantante la possibilità di esprimersi in una esecuzione più oscura e malvagia, in ogni caso la potenza è garantita dal solito ottimo lavoro dei chitarristi. Con “Cold blood” i Godiva ritornano al metal classico di chiara matrice Triptoniana con un riffing azzeccato e inarrestabile, mentre nelle parti soliste i Godiva si affidano a delle bellissime parti duellanti dove si sprecano tapping e melodie taglienti, questo è il metal che piace a me. Leggere venature statunitensi sono apprezzabili nella successiva “Where angels die” che ricorda alcune strutture ritmiche care agli Omen, in ogni caso un ottima prova di composizione e fedeltà. Molto convincente sotto il profilo compositivo “Riding through time” riporta i Godiva alla forma canzone che gli è più cara, una serie di riff trascinanti viene scaraventata sull’ascoltatore seguendo un ritmo possente ma mai ossessivo, ancora una volta ottima la interpretazione vocale. Un capolavoro di metal senza compromessi “Let the tanks roll” esplode in un refrain devastante dopo la solita riuscitissima strofa frontale, dal vivo il risultato è garantito. La successiva “Bullshit lover” pone i Godiva ai confini tra metal classico e heavy rock ricordando da vicino gli Wasp con il loro stile inconfondibile. La conclusiva “Sinner” riporta il gruppo ai canoni classici della coppia Downing, Tripton senza dimenticare un ottimo risultato sonoro nel ritornello, ancora una volta De Angelis è padrone del souno del gruppo.

Insomma non mi aspettavo un platter di questa portata alla prima prova firmata dal gruppo, i Godiva hanno passione e competenza per potersi presto distinguere rispetto al marasma di band esordienti in Europa in questi frangenti. Se amate il metal classico non vi resta che dare un ascolto a questo ottimo nuovo disco, ancora una volta un centro perfetto patrocinato dalla Lmp Music.

Tracklist:
1. The Gate 
2. Razorblade Romantic 
3. Heavy Metal Thunder 
4. One Shot 
5. Nightmare 
6. Cold Blood 
7. Where Angels Die 
8. Riding Through Time 
9. Let the Tanks Roll 
10. Bullshit Lover
11. Sinner

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