Recensione: Going for the one

Di Dario Vignudini - 17 Settembre 2020 - 12:19
Going for the one
Band: Yes
Etichetta: Atlantic
Genere: Progressive 
Anno: 1977
Nazione:
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85

Going for the One rappresenta il primo lavoro in studio del gruppo britannico dopo tre anni dal precedente Relayer, iato durante il quale ogni membro della band si prese una pausa dal progetto Yes per poter lavorare e poi pubblicare lavori da solisti tra il 1975 e il 1976. Da molti definito come l’ultimo dell’era classica della band – perché da Tormato (ma soprattutto da Drama) in poi il sound si contaminerà molto di altri generi al di fuori dell’universo prog (anche se i due dischi citati restano dei dischi da ascoltare senza dubbio) – questo lavoro mostra già segni di “cambiamento” nel sound della band, pur rimanendo molto fedele ai gloriosi album del passato.

Basterebbe l’inizio blues suonato con la slide guitar di Howe di “Going for the One”, title track che apre il disco, per destabilizzare gli ascoltatori, almeno così avviene a molti, ossia restare basiti per poi capire finalmente di star ascoltando gli Yes con la comparsa della voce di Anderson che, forse, è l’elemento più riconoscibile della band (togliamoci anche il forse). Questa traccia così smaccatamente rock in apertura è un qualcosa di mai sentito da parte della band: un opener che parte subito a mille senza aver bisogno di una lunga introduzione strumentale a precedere il tutto, ma nelle altre quattro canzoni il mood cambia ogni volta: si passa dalla calma e sognante “Turn of the Century” che ha un arpeggio di chitarra divino come solo Howe sa fare, al possente organo che apre “Parallels” dove ogni membro del gruppo ci fa rimanere a bocca aperta per quanta bravura e ingegnosità metta nel proprio strumento, in un brano che può risultare molto ostico ad un primo ascolto, ma che più lo ascolterete e più vi farà innamorare, soprattutto per la genialità e la perfezione di ogni singola nota. “Wonderous Stories” è la canzone più corta del disco ed è una ballad acustica tipicamente Yes che sembra uscita direttamente da The Yes Album e, nonostante la sua breve durata, colpisce dal primo ascolto per le fantastiche e dolcissime melodie che ci coccolano per poi portarci alla conclusiva “Awaken”. “Awaken”, per l’apputo, con i suoi quindici minuti è la canzone più lunga del disco ed è troppo difficile da descrivere, basti sapere che Anderson ritiene questa la canzone più bella mai composta dagli Yes, quindi se ancora non avete compiuto questo viaggio, prendete un paio di cuffie, mettetevi sdraiati sul vostro letto o da qualsiasi parte dove state comodi, chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare dalla musica.

Insomma Going for the Oneè un disco che, sfortunatamente, in molti hanno scoperto tardi e che in generale non è tra i più citati del gruppo, ma consigliamo più di un ascolto attento: è un disco pieno di idee innovative, che non si dimentica di strizzare fortemente l’occhio al passato della band ma che, allo stesso tempo, si rinnova con un sound più fresco e variegato. Imperdibile.

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