Recensione: Golthoth

Di Antonio Guida - 29 Marzo 2011 - 0:00
Golthoth
Band: Golthoth
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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70

 “Il fondamento della scena Black Metal è la volontà di essere diversi dalle masse” – Varg Vikernes

Emergere nel mondo del metallo pesante dalle tinte oscure è oggi un desiderio che hanno molti musicisti ricchi di talento e di buone idee ma non è un’impresa facile: la scena sta mutando, fortemente influenzata dal contesto sociale in cui viviamo e questo è il motivo per cui alcune band odierne ricercano una nuova identità, lontana dal true-o-non-true dei tempi passati.
Colgono il guanto di sfida i Golthoth, band del trevigiano con quartier generale in Montebelluna che nel 2007 dà vita al suo progetto musicale. Dopo alcuni cambi di formazione e la realizzazione di un demo (e conseguente promozione live), il combo nel 2009 inizia a scrivere i brani che saranno poi parte dell’omonimo disco di esordio. Il gruppo conta nella sua lineup tre membri fissi: Hastur, Obscure e Azathoth, rispettivamente voce, chitarra e basso mentre il batterista Scriminich figura come session-man.


Il tocco di campane di Ghost of Decay cala l’ascoltatore in un’atmosfera tetra adatta a ricevere lo scream di Hastur, che irrompe sostenuto da una sezione ritmica infuriata; sin da subito si riesce a cogliere lo stampo scandinavo della band e che sarà poi la caratteristica principale di tutto il disco. A rendere interessante il pezzo sono le accelerazioni su ritmiche già veloci e rallentamenti che rendono ancora più cupe le partiture, caratteristiche che possono essere apprezzate anche nei brani successivi come Omen e Lurking. Quest’ultima traccia introduce nuove soluzioni che in qualche modo di discostano dal black metal e sono più affini al death svedese o al thrash, in cui l’anima prog di Hastur prende il sopravvento sulla purezza del genere e si apprezza la sua versatilità anche su tonalità affini al growl.
La successiva The Aftermath è il brano centrale del platter e si sviluppa su slow-tempo per quasi tutta la sua durata, impreziosito dall’uso massiccio di synth. È notevole lo sforzo del gruppo di mantenere il climax generale anche quando ha a che fare con momenti più distesi. Hell Gates Unlocked è probabilmente la composizione che meglio rappresenta il combo veneto: qui infatti possono essere ritrovati tutti gli elementi caratteristici fin qui citati che, nel loro insieme, danno una grande dimostrazione di abilità e gusto musicale, grazie anche a una prova sublime di Azathoth al basso e del chirurgico Obscure alle chitarre. Le parti vocali si succedono tra scream e growl con una fluidità disarmante; Opus Diaboli riporta in scena l’istinto più brutale spalleggiato da blast-beat e da voci robotiche che rimandano ai Cynic di Focus.
È ora il compito di Triumph of The Elder Gods, che non si discosta dal mood del brano precedente e si antepone all breve outro History of Woe, che in poco più di un minuto chiude l’album con grande circospezione.
I testi marcano sentieri battuti di frequente in questo genere e si rifanno a Lovercraft. Non si tratta di un semplice tributo ma di un vero e proprio concept che prende in prestito le tematiche e le creature dello scrittore statunitense rivisitate in chiave sociale/politica/ambientalista in ottica di una imminente devastazione mondiale. Tra le influenze vi sono i Dimmu Borgir e i primi Emperor su tutti; la produzione, indubbiamente professionale, è a cura di Nicolò Gasparini e rende giustizia alle idee dei musicisti coinvolti.


In conclusione i Golthoth, abbracciano la sfida e in parte ne vengono fuori a testa alta. Ideologicamente fuori dagli schemi, musicalmente con ottime idee, anche inusuali per il genere, ma radicate ancora in terreni non del tutto propri. Trattandosi del primo passo, non può che essere valutato positivamente, come ci si augura sia positiva l’evoluzione Golthoth nel panorama mondiale Black Metal.

Antonio “kunstwollen” Guida

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Tracklist:

1. Ghost of Decay                                                          
2. Omen    
3. Lurking
4. The Aftermath
5. Hell Gates Unlocked
6. Opus Diaboli
7. Triumph of The Elder Gods
8. History of Woe

Lineup:

Hastur – Vocals, programming
Obscure – Guitars, programming
Azathoth – Bass
Scriminich – Drums (session man)

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