Recensione: Good ‘N’ Evil
Avevamo conosciuto gli Anims qualche anno fa, in occasione del loro debutto “God is a Witness”. Un buon gruppo tricolore, composto da ottimi artisti dal denso curriculum, alle prese con un hard rock declinato su toni arcigni e decisamente cupi.
Il nuovo “Good n’Evil“, uscito da un paio di mesi per Sneakout records, conferma le impressioni per lo più positive che avevamo tratto dall’ascolto dell’esordio. Ampliandone, ove possibile, le doti di tagliente e tetragono hard rock, questa volta venato da torride inflessioni blues.
L’idea di una composizione intensa, severa e lontana da sprazzi di luce, è ancora una volta supportata da brani affilati, in cui dominano le chitarre quadrate, a volte quasi stoner, dell’esperto Francesco Di Nicola, effettivo deus ex machina del progetto.
Partendo dalla traccia di apertura “The Cherubims” si rincorrono accordi rotondi su cui si distende la voce melodicamente risoluta della singer Elle Noir. In una ipotetica trasposizione del dualismo indicato dal titolo, proprio la voce di Noir è il possibile contraltare alle atmosfere caliginose e torve di cui si compone il disco.
Godibile senza dubbio, anche se – un po’ come accaduto per il suo predecessore – non esattamente il tipo di album che si ascolterebbe in una giornata di sole vacanziero, anche “Good n’Evil” necessita di pazienza e predisposizione d’animo per essere “vissuto” appieno. Le armonie non rimangono impresse al primo passaggio e richiedono qualche ulteriore momento di studio per entrare in circolo e divenire familiari.
Non mancano spunti interessanti: gli Anims evidenziano una natura nervosa, piena di spigoli ed asperità, espressa in un modo di fare musica che non rincorre la facilità d’ascolto ad ogni costo e si arricchisce di testi alla ricerca di una qualche profondità espressiva.
“Fear of the Night”, uno dei brani che personalmente ci sono piaciuti di più, è un viaggio notturno tra le fosche luci al neon di un umido scenario metropolitano, in cui l’inquietudine aleggia come un fantasma inafferrabile. La pareggia “Liar“, traccia baciata da un’ottima interpretazione di Noir in cui si attorcigliano sprazzi NWOBHM e hard rock torrenziale.
Al di la di tutto, anche nel cielo più plumbeo può comparire qualche sprazzo di luce. L’improvvisa vitalità di un pezzo veloce come “Satellite” definisce la cifra artistica di un gruppo sfaccettato e piuttosto abile nel saper offrire un’impronta personale al proprio songwriting.
“Good n’Evil” è dunque una conferma ed un passo in avanti.
Perfettibile, ancora da raffinare ma parimenti dotato di indubitabile fascino, lo stile degli Anims schiude poco a poco delle prospettive inattese per una band decisamente underground e di nicchia. Comunque fornita di talento e con parecchio da dire ad un pubblico assopito su stilemi ripetitivi e spesso narcotizzati dalla banalità.
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