Recensione: Good Sleepless Night
Si riaffaccia sulle scene a poco più di un anno di distanza il virtuoso della sei corde svedese Erik Jayce Landberg, autore, nel corso del 2008, di “Break The Spell”, debut album fortemente impregnato di sonorità neoclassiche e Malmsteeniane.
Spalleggiato ancora una volta dall’amico di vecchia data ed onnipresente maestro del rock nordico Goran Edman (singer dalle innumerevoli collaborazioni, tra cui lo stesso Malmsteen, John Norum, Brazen Abbot e Covered Call), Landberg abbandona per l’occasione le fortissime influenze di stampo barocco care al prodigioso e leggendario Yngwie, per consegnarsi nelle mani di un hard rock di richiamo talvolta modernista – ispessito da un rifferama più “chiuso” e squadrato – attraverso il quale non tardano a manifestarsi approcci heavy che nelle intenzioni, più che nella sostanza, vorrebbero forse accostarsi alla magia dell’immenso ed incomparabile Ronnie James Dio.
Tecnicamente e vocalmente ineccepibile, la selezione di brani proposta si rivela come un complesso per lo più altalenante nei riscontri e non sempre al meglio ispirato.
Molto gustosi gli interventi chitarristici di Landberg, sempre votati ad un virtuosismo elaborato ma comunque mai eccessivo, così come ancora una volta priva di qualsivoglia appunto o sbavatura la prova dell’espertissimo e super navigato mr. Edman, assoluta garanzia di versatilità e maestria. I difetti principali arrivano proprio dal valore delle composizioni, in alcuni casi piuttosto farraginose e prive di grossi sussulti in termini d’orecchiabilità e puro piacere d’ascolto.
Linee melodiche che di rado colpiscono per fantasia e brillantezza, tendono, infatti, ad appiattirsi in una routine che quasi mai sconfina oltre i limiti dell’ordinario, conferendo l’effettiva impressione di tracce confezionate su misura per consentire ai protagonisti di mostrare ottima tecnica ed esuberanza, lasciando un po’ in secondo piano la necessaria e vitale amalgama tra strumenti e buon songwriting alla base di un album hard rock che possa definirsi un qualcosa più che accettabile.
La zeppeliniana “My Valentine”, i fumosi rocker “Drama Queen” e “Skyscraper”, le cadenzate e più ariose “Bitch Is Back” e “Crazy Lorraine”, così come la sulfurea “Invasion” (in cui spunta, a rincorrere il già citato R.J.Dio, la voce dell’altrettanto eccellente Mark Boals) e le strumentali “Sun Dance” e “Abduction” (nelle quali Landberg pare voler mostrare di aver imparato le lezioni rispettivamente dei grandissimi Joe Satriani e Edward Van Halen), sono tutti episodi in prima istanza onorevoli e propizi nel sciorinare un background stilistico di tutto rispetto, ma ad un più approfondito esame, privi di quella fondamentale scintilla utile a piantarli nella memoria dell’ascoltatore ed ancor più, necessari ad evitare un prematuro ed anticipato ruzzolone nell’oblio, luogo riservato ai prodotti non proprio scintillanti o destinati a resistere nel tempo in virtù di caratteristiche di particolare spicco.
Sufficiente ma non entusiasmante, dal profilo tecnico-vocale-struementale (collabora al basso, anche John Levèn degli Europe) senz’altro evoluto, ma piuttosto scarso in ambito di semplice “emozione”, questo “Good Sleepless Night”, seconda fatica di Jayce Landberg, è il classico album che in poche e stringate battute, va a collocarsi nella categoria meno appetibile delle release “di seconda fascia”.
Un disco che riserva poche sorprese e che, fatta salva una veste formale senza grossolani difetti, non riesce ad andare oltre una sobria e modesta normalità.
Insomma, dignitoso e nulla più.
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Tracklist:
01. My Valentine 2.29
02. The Devil’s Wine 4.31
03. Drama Queen 3.22
04. Skyscraper 3.58
05. Sun Dance 2.57
06. Bitch Is Back 2.12
07. The Thorns 6.00
08. Invasion 5.47
09. All I Wanna Do (Is You) 3.29
10. Abduction 2.38
11. Crazy Lorraine 3.59
Line Up:
Erik Jayce Landberg – Chitarre / Piano
Göran Edman – Voce / Cori
Jens Bock – Batteria
Chistian Pettersson – Basso
John Levèn – Basso
Mark Boals – Voce