Recensione: Gorespattered Suicide

Di Alberto Fittarelli - 14 Luglio 2005 - 0:00
Gorespattered Suicide
Band: Avulsed
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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75

Continua, lenta ma inesorabile, la marcia degli spagnoli Avulsed, uno
dei gruppi da riscoprire per quanto riguarda una scena fin troppo bistrattata e
che invece ha saputo dare i natali a gruppi validissimi (e forse per questo
apprezzati quasi solo nell’underground più fondo?): la band dell’eclettico Dave
Rotten
(musicista, discografico, giornalista e promoter) si conferma come un
punto di riferimento.

Definiamo subito il significato di quell’espressione, però: non intendo
certo dire che il gruppo madrileno abbia delineato limiti e caratteri del brutal,
anzi, ha deciso di plasmarsi proprio sull’onda di quanto accadeva
inevitabilmente in America. Ma gli Avulsed hanno saputo cercare ed infine
trovare una propria via all’estremismo sonoro, cosa che fin troppo spesso è
mancata e manca in gruppi anche più giovani e per questo aiutati dalle nuove
tecnologie. Un disco spiazzante come Cybergore, con remix in chiave techno dei
propri pezzi iperbrutali (ed eravamo nel 1998, fate un veloce confronto con la
scena di allora e capirete lo shock che aveva determinato l’uscita di
quell’album); un album più rifinito, sperimentale come l’ottimo Yearning for the Grotesque,
uscito per l’Avantgarde Music, etichetta che di solito produce bands più vicine
al black ma che probabilmente aveva voluto premiare la spiccatissima
personalità degli spagnoli: questi sono i punti chiave di un curriculum da
considerare molto attentamente, anche da parte di chi non li ha mai valutati
perché assenti dalle quarte di copertina dei giornali specializzati.

Bando alle ciance: Gorespattered Suicide è un disco che
replica lo sperimentalismo del suo predecessore, ma senza fotocopiarlo
banalmente. Ottimi spunti, grande varietà di idee (si va dal classico
brutallone ipergutturale come solo Rotten sa creare al doom, passando per mille
altri spunti) e proprietà tecnica elevata: in questo momento al top delle mie
preferenze vi sono Burnt but not Carbonized, Filth Injected ed i
suoi arabeschi, Divine Wine ed il chorus epicheggiante… ma domani
potrei aver cambiato idea e classifica.

Fatelo vostro se amate il brutal con qualcosa da dire. Se non lo amate: ci
sono sempre gli album da copisteria di band gloriose ormai solo per il proprio
passato… e chi ha orecchie per intendere, intenda.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Gorespattered Suicide
2. Burnt but not Carbonized
3. Filth Injected
4. Infernal Haemorrhoids
5. 4 N Sick
6. Harvesting the Blood
7. Let Me Taste your Flesh
8. Hoax Therapy (instrumental)
9. Divine Wine
10. Protervia
11. Eat Foetal Mush
12. Aces of Spades (MOTÖRHEAD cover)

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