Recensione: Götterlieder

Di Alessandro Zaccarini - 5 Ottobre 2005 - 0:00
Götterlieder
Band: Odroerir
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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75

Götterlieder, secondo capitolo degli Odroerir, è un concept completamento dedicato all’Edda, libro secolare e figlio di un paganesimo che la Thuringia non ha dimenticato. La piccola schiera di Fix (già mastermind dei Menhir) dona la vita al successore del bellissimo debut Laßt Euch Sagen Aus Alten Tagen…, e ancora una volta il parto affonda le radici in un amore viscerale per la propria terra e nella passione per la mitologia.

È nel temporale di Ginungagap, tra il vento, i tuoni e la pioggia, che le prime note di chitarra acustica prendono vita, originando Weltenanfang, malinconico canto quasi completamente acustico in cui la voce di Ivonne guida il lento avanzare del brano, raccogliendo per strada l’appoggio della profonda voce maschile di Fix. In un unico racconto musicale che procede lento e mesto, Weltenanfang consuma gli ultimi sorsi di vita  dando origine al primo dei tre lunghi monoliti epic-folk dell’album: Wanenkrieg. Otto minuti dove la chitarra distorta esce allo scoperto in compagnia di una sezione ritmica cadenzata e dai molteplici richiami ai grandi nomi del genere. Con Odroerir, brano che avevamo avuto modo di conoscere grazie all’Ep, approdiamo a un pezzo dalla genesi manifestamente bathoryana, tra percussioni gravi e cori profondi. La band ritrova canoni che si avvicinano all’album di esordio, grazie ai ritmi che, seppur di poco, si alzano, e le linee melodiche che ripercorrono terreni poco oltre i confini di in Laßt Euch Sagen Aus Alten Tagen… Nello sciabordio di onde che apre la traccia successiva, l’arpeggio di chitarra riporta Gotterlieder sui lidi acustici di inizio album. È Ask und Embla, la quale custodisce, nei suoi quasi sette minuti, tutto il folk nostalgico e lento degli Odroerir, tra cui un bellissimo fraseggio di violino, un cullante assolo acustico e linee vocali affidate per la maggior parte all’ugola di Fix. Come era successo in Laßt Euch Sagen Aus Alten Tagen…, la penultima traccia del lotto ci riserva la prestazione più vivace e vitale dell’album. Zwergenschmiede non ha la spensieratezza e la spontaneità della festaiola Zur Taverne, ma è capace di farsi apprezzare sia nei frangenti più movimentati che in quelli più blandi e narrativi. C’è tutta l’ombra possente e rassicurante di Bathory sopra la suite finale Skirnirs Fahrt. Fischiettano gli uccellini e un arpeggio essenziale e accarezzante accoglie tra le proprie trame una semplice melodia di flauto. Compaiono rudimentali tamburi per condurci verso la metà del pezzo, dove il brano e l’atmosfera sono maturi per la propria mutazione e per iscrivere in se stessi il riffing di chitarra distorta che diviene lo scheletro per la chitarra acustica e le voci di Fix e Ivonne. Ancora un break a base di arpeggio, per consentire all’assolo di consumare il proprio ruolo da protagonista prima di passare la linea melodica principale al flauto, e lasciare che il pezzo si spenga tra violino, chitarra acustica e voce.

In questo secondo momento del proprio percorso musicale, gli Odroerir rinunciano alle sferzate più barbariche e belliche del debut, concetrandosi su un folk metal lento ed epico. Lasciano che siano i tempi pacati e le copiose parti acustiche a creare le atmosfere giuste per narrare dei carmi dell’Edda, dimenticando i tratti più aggressivi della propria musica. Non ci sono le chitarre rocciose di Menosgada o la foga di De Excidio Thuringiae e non c’è praticamente mai, con immenso dispiacere del sottoscritto, la voce sporca di Fix.

Götterlieder è un viaggio attraverso reminiscenze più o meno dirette e vicine: raccoglie il lato acustico di Buchonia (Menhir) per fonderlo con l’eredità bathoryana e quei modi tanto cari al genio di Falkenbach, in un album che è ovviamente preda annunciata di tutti gli estimatori dell’epic-folk lento ed evocativo, cadenzato e dalle linee vocali pulite e suggestive. Il prodigio dello splendido debut non si è ripetuto, ma questa seconda release degli Odroerir non è affatto un passo falso. Anzi, è un disco che troverà negli amanti del Bathory di Twilight of the Gods e dei Nordland, di Falkenbach e del viking meno frenetico e violento, terreno fertile ove lasciar germogliare le proprie sementi.

Tracklist:
1. Ginungagap
2. Weltenanfang
3. Wanenkrieg
4. Odroerir
5. Ask und Embla
6. Zwergenschmiede
7. Skirnirs Fahrt

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

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