Recensione: Grace And Glory
Dopo parecchi anni di gestazione, una nuova realtà si affaccia nel sempre più animato panorama del folk metal italiano. Ormai, non solo gli addetti ai lavori hanno avuto modo di costatare che, anche grazie al moto propulsivo innescato dal successo di gruppi come Elvenking e Folkstone, sono sempre di più i gruppi nostrani che decidono di fondere tradizioni musicali e tematiche provenienti da un contesto popolare con elementi propri della musica metal. Questa volta, ci occuperemo dei toscani Sentinum che, con questo EP, si apprestano a dare battaglia per ottenere un posto al sole.
Come accennavo in apertura, i nostri hanno avuto un periodo di incubazione piuttosto lungo. Ci sono voluti sette anni affinché il gruppo toscano smussasse le asperità e trovasse la soluzione congeniale per dar vita alla sua creatura. Analizzando la copertina e i testi, si capisce subito in che direzione i nostri hanno deciso di muoversi: nessuna mascella cadrà a terra quando, riproducendo nello stereo questo breve assaggio musicale, sentiremo uscire dalle casse una composizione epica e potente, con caratteristiche stilistiche ben definite che si ripropongono per tutta la durata dell’EP. Anche il nome della band è ispirato alla prima vera battaglia di Roma, evento cardine nella storia dell’Urbe che avrebbe portato la città a imporsi prima nell’Italia centrale e poi nel mondo allora conosciuto.
Alcune peculiarità delineano in maniera chiara la proposta del combo toscano: l’alternanza tra voce pulita e growl, la ritmica cadenzata, quasi da battaglia, che vede passaggi fluidi tra tempi lenti ed episodi più tirati e l’utilizzo intelligente dei cori sono i migliori biglietti da visita per quanto hanno da offrirci Biondi e compagni. A mio avviso, tali sfaccettature pongono “Grace And Glory” in un’orbita molto più prossima a quella dell’epic metal che a quella del folk; come sempre, è bene ribadire che le etichette contano pochissimo e che la questione “di genere” dovrebbe risultare squisitamente accademica. Tali premesse servono unicamente a spiegare come, per chi scrive, l’appartenenza al filone folk di questo disco sia molto labile. L’importante, però, non è tanto come decidiamo di categorizzare un prodotto musicale, quanto piuttosto le modalità con cui lo stesso viene concretizzato.
Che si tratti di un folk a tinte epiche o di un heavy metal con sprazzi inconsueti, i Sentinum centrano il bersaglio: il disco è godibile e ben realizzato, equilibrato nella distribuzione dei pezzi e nella loro composizione. Il sestetto toscano ha giocato con attenzione le proprie carte ed è riuscito a dar vita a un amalgama davvero accattivante. Nonostante sia un’autoproduzione, la qualità dell’opus finito è più che discreta: nessuno dei musicisti prevarica gli altri e traspare una notevole cura nella predisposizione dei dettagli. Ovviamente, non ci troviamo dinnanzi a un capolavoro senza tempo: alcuni aspetti, come il suono della batteria in fase di produzione, sono migliorabili; inoltre, sebbene tutti i pezzi siano stimolanti, alcuni dei fraseggi che costituiscono l’intelaiatura fondamentale dei brani sono un po’ troppo prevedibili.
I Sentinum hanno ottime possibilità di dar vita a un progetto musicale davvero interessante. Determinazione e chiarezza di idee sembrano già essere dalla parte dei sei ragazzi. Con un piccolo sforzo addizionale, una maggiore propensione al rischio e, perché no, un po’ di fortuna, potremmo avere presto tra le mani un debutto con un’etichetta di tutto rilievo. Staremo a vedere.