Recensione: Grand Feast For Vultures
Commoventi, nella migliore accezione del termine.
Un aggettivo pienamente meritato dai norvegesi Blood Tsunami che, incuranti dell’impietoso trascorrere del tempo, propongono per la seconda volta, con “Grand Feast For Vultures”, un CD fabbricato con una lega forgiata senza compromesso alcuno, da metalli preziosi quali il Thrash, in abbondanza, il Death, in quantità decisamente minore, e la NWOBHM, con qualche pagliuzza.
Inutile tentare paragoni con band storiche che hanno dato vita al Thrash, per poi nutrirlo, farlo crescere ed infine renderlo maggiorenne. Ogni accordo presente sul disco lo si può facilmente accumunare a qualsiasi passaggio di una qualunque canzone del genere anzidetto scritta nella seconda metà degli anni ottanta.
Però attenzione, il quartetto è ben conscio di essere nel nuovo millennio, per cui preparazione tecnica e produzione sono congrue rispetto ai tempi che passano.
Tutti gli ingredienti del Thrash primigenio, più precisamente ortodosso ed “ignorante”, sono stati accuratamente cerniti ed inseriti nel lavoro dei ragazzi di Oslo: riffoni stoppati e compressi ed assoli affilatissimi da parte delle due asce (Peter Michael Kolstad Vegem e Kristoffer Sørensen); drumming lineare, potente e veloce (Bård Eithun); basso dinamico e tonante (Peter Boström); linee vocali urlate ed isteriche, senza accomodamenti melodici (Kolstad Vegem), con una concessione al Death per un retrostante, sporadico growling ad opera del bassista; struttura dei pezzi semplice e diretta, dal songwriting sobrio e spontaneo; cori riottosi ed anthemici.
Non ci si deve aspettare, cioè, un “groove” raffinato ed abbellito da fronzoli ed orpelli: un treno in corsa a forte velocità rende meglio l’idea dell’impatto del sound dei nostri, la dura compattezza e la prosaicità della proposta.
Prosaicità che non significa povertà o mancanza di idee. Ciò viene dimostrato dalla presenza della lunga strumentale “Horsehead Nebula”, con la quale il combo si esibisce in una “suite” assai piacevole all’ascolto, dato che si mantiene ben all’interno di un’area circoscritta ed invalicabile, ove gli strumenti possono correre liberamente senza avventurarsi in voli pindarici, ma anzi muovendosi a varie velocità con semplicità e schiettezza; alla portata di tutti, insomma.
Proprio in questo brano, ed anche nel successivo, altrettanto lungo “One Step Closer To The Grave”, sono evidenti i richiami alla parte più arcaica dell’Heavy Metal, sia per le rutilanti linee di basso, sia per il tipico rincorrersi delle chitarre soliste, che spesso si sovrappongono . Proprio nell’ultima canzone dell’album, tanto per gradire e per ribadire il concetto di “classicità”, non mancano sezioni assai lente e tenebrose, dal sulfureo odore tipico di certa produzione Doom.
L’assalto della fucileria a baionetta innestata accompagna invece “Castle Of Skulls”, distillato purissimo di “old school”, con segmenti rallentati tratteggiati dalle chitarre urlanti, straziate dal continuo utilizzo della leva del vibrato.
Altre icone Thrash si susseguono: la veloce e pestata “Nothing But Contempt”, dalla parte centrale lenta e dissonante, e dalle soliste taglienti come rasoi; “Personal Exorcism”, lunga e cadenzata, un po’ noiosa a dire il vero, dal rifferama che può esser preso come metro di paragone per chi volesse cimentarsi con il genere; “Laid To Waste”, dal riff portante vitaminizzato e dalle sei corde che graffiano dolorosamente la pelle. Non poteva che rappresentare, infine, il “vero Thrash”, la title-track “Grand Feast For Vultures”, che riassume a sé, sostanzialmente, tutte le prerogative del progetto.
Quindi un album schietto ed onesto, che senz’altro mira a raggiungere una ristretta cerchia di appassionati, tenacemente aggrappati a sonorità che ormai sentono il peso dei lustri, tuttavia animati, come i Blood Tsunami, da una vera e profonda passione che, invece, è sempre viva e vegeta.
Daniele “dani66” D’Adamo.
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Tracklist:
1. Castle Of Skulls 5:02
2. Nothing But Contempt 5:05
3. Personal Exorcism 8:24
4. Laid To Waste 6:49
5. Grand Feast For Vultures 3:14
6. Horsehead Nebula 12:32
7. One Step Closer To The Grave 10:18