Recensione: Grave Ekstatis
Nel 2012, nel più profondo ed oscuro underground della Svezia, nascono gli Irkallian Oracle. Il progetto sorge attorno a circostanze sconosciute, volutamente occultate dai diretti interessati, al punto da non sapere neppure i nomi e i ruoli dei componenti. Si sa solo di una passata breve partecipazione del co-vocalist dei Nightbringer, ar-Ra’d al-Iblis. Per quel che si può interpretare dalla pagina Facebook ufficiale della band, il gruppo si forma come personificazione musicale del vuoto, affinché si possano rendere concrete idee di abisso, infinito e mistero. Una presentazione, dunque, volutamente misteriosa, ma che riesce nell’intento di attirare all’ascolto del loro debut tape, “Grave Ekstasis”, uscito nel 2013 con la svedese Bolvärk, etichetta altrettanto sconosciuta del gruppo.
L’album è un buon elaborato di atmosfere al limite dell’ambient fuse ad un nebbioso doom-black/death, quasi mascherato dall’eco che pervade tutta la cassetta. Si tratta di un concept lirico suddiviso in cinque pezzi, intesi come cinque rivelazioni semiritualistiche (il gruppo le definisce “mediazioni dell’ultravuoto tramite vibrazioni d’arte black e death metal”) e tramite le quali s’intende ammonire tutti coloro che hanno sempre fatto di black e death metal una mera istituzione musicale, senza alcuna passione, come una sorta di avvertimento tramite l’affascinante potenza dei componenti.
Il risultato del compendio di questo pentacolo musicale è ben riuscito. Ogni pezzo contiene le sue giuste dosi di atmosfera, inneggiato da un growl death poderoso e veemente, davanti ad una tonante chitarra ed un roboante basso super effettati, senza escludere il possente tappeto ritmico dietro le pelli. Inoltre, la forte somiglianza fra prologo ed epilogo danno l’idea di un composto musicale a circuito chiuso, circolare e, allo stesso tempo, a spirale, come se la successione di rivelazioni dovesse ripetersi in eterno.
Tuttavia, la composizione dei pezzi ricade in parte sul monotono poiché le atmosfere risultano essere pressappoco le medesime per ogni traccia del nastro. Non è un prodotto di facile ascolto e risulta racchiudersi troppo nel soggettivo di ogni ascoltatore. Difficilmente chi è abituato a sentire black e death metal potrebbe apprezzare il dark atmosferico degli Irkallian Oracle pur essendo, dal punto di vista tecnico, un consueto death/black, osservato, studiato e applicato, però, da una diversa prospettiva.
Di sicuro si sentirà ancora parlare di questo gruppo svedese. Potrebbe tirare fuori un nuovo coniglio dal cilindro… e chissà come sarà fatto la prossima volta.
Yuri Fronteddu