Recensione: Graveyard Ballades
Dopo diversi anni di militanza nell’underground lombardo, e una lenta evoluzione che li ha portati a sviluppare il proprio sound con elementi chiaramente legati al black sinfonico, ma anche incorporando qualche rimando al ghotic, finalmente i LustNotes giungono all’esordio discografico con la neonata Cimitero Records. Etichetta che si è fatta notare, soprattutto nella città di Milano, per alcuni interessanti spettacoli volti a fondere la musica e la lettura di brani letterari di alcuni dei maestri del genere horror come Edgar Allan Poe o Howard Phillips Lovecraft.
Questo “Graveyard Ballades” presenta un buon numero di nuovi brani, ma anche ripropone interamente l’ultimo demo della band che tempo fa noi di TrueMetal avevamo recensito QUI.
Proprio come allora si inizia con una intro strumentale demandata alle tastiere di Yorick (qui per la prima volta ritratta finalmente in abiti femminili), si tratta di un pezzo d’atmosfera e dalle tinte orrorifiche che può ricordare alcuni pezzi dei Cradle of Filth. Naturale prosecuzione della prima traccia (così come su “Oblivion”) è la prima vera canzone del disco “Black Minstrel of Death”, in cui il gruppo comincia a farci veramente vedere di che pasta è fatto. Un lungo brano di oltre 7 minuti a base di una batteria indiavolata, chitarre corrosive e tastiere epiche e sinfoniche, oltre a una voce che passa abilmente dal growl più cupo a un buon scream creando interessanti duetti tra questi due stili.
“Dawn is Dead” è la prima delle canzoni nuove composte apposta per l’esordio discografico. che vanno a comporre il centro della tracklist. L’apertura sinfonica lascia subito spazio a un black metal di buona fattura come già fatto sentire nella song di apertura. I ritmi sono vari e accanto a momenti più veloci, possiamo trovarne altri più lenti e quasi d’atmosfera. In generale il songwriting della band dimostra sia in questo caso, che in tutte le tracce, una più che discreta maturità e capacità di tenere sempre alta l’attenzione dell’ascoltatore. Esempio ne è la chiusura della quarta “Forever Mine” che sembra quasi discostarsi dal resto del brano per dare origine a un pezzo strumentale estremamente melodico e orecchiabile che lascia il segno.
La palma di brano più sinfonico forse se lo aggiudica “Cristal Flowers” che fin dall’inizio lascia molto spazio alle tastiere di Yorick mettendo un po’ in secondo piano gli altri strumenti. Attraverso continui cambi di tempo e facendo emergere ora l’anima più aggressiva, ora quella più orchestrale della band, la canzone supera agevolmente i 6 minuti tenendo sempre ben alta l’attenzione dell’ascoltatore.
Si torna in prossimità del demo “Oblivion” con la chiusura del cd e troviamo “Feast of the Slaughter Court”, che si riconferma con un brano veramente violentissimo, ma al contempo molto articolato, capace di mostrare i numeri di questa band.
A chiudere troviamo “Outro”, brano strumentale, come già “Intro”, demandato alle tastiere di Yorick a cui fa seguito un lunghissimo silenzio. Nei suoi 15 minuti di durata infatti trova spazio sia la chiusura del disco, che, in conclusione, la ghost-track che sull’ultimo demo era intitolata “Ragno”, in pratica un brutale e violentissimo sfogo di batteria accompagnato da urla disumane.
Per concludere i LustNotes giungono finalmente all’esordio discografico e lo fanno con un certo stile. Certamente non inventano nulla di nuovo nel genere da loro scelto, ma sanno suonare la loro musica con stile e senza annoiare. Probabilmente non passeranno alla storia come l’esordio più innovativo del 2006, ma di certo questi ragazzi sapranno ritagliarsi la loro fetta di pubblico senza troppi problemi. Consigliati agli estimatori del black sinfonico suonato con classe.
Tracklist:
01 Intro
02 Black Minstrel of Death
03 Dawn Is Dead
04 Forever Mine
05 Cristal Flowers
06 From Dream to Nightmare
07 Feast at the Slaughter Court
08 Madeleine
09 Il Trionfo
10 Outro
Alex “Engash-Krul” Calvi