Recensione: Graveyard Of Angels
I Gory Blister sono forse l’unico gruppo death italiano, insieme ai Natron, a cercare una formula il più possibile personale per il proprio suono: ovviamente il tutto in termini relativi, visto che la penisola italica sembra possedere una specie di gene recessivo nei confronti della musica completamente originale, e si intende con questo la capacità di guardare in avanti e produrre soluzioni davvero nuove. Staccatisi ormai da tempo dalla predominante influenza dei Death di Chuck Schuldiner, fantasma che infestava ogni riff delle loro prime uscite, i milanesi hanno saputo fare tesoro del duro lavoro in sala prove, studio e concerti, e tirar fuori un disco che unisce le loro indubbie capacità tecniche a una buona dose di maturità artistica.
E la cosa è dovuta (quasi) totalmente ai due leader di sempre, il chitarrista Raff e il batterista Joe La Viola, capaci di mantenere il timone saldo nonostante le intemperie degli inevitabili cambi di line-up che da sempre li affliggono. Già con la bella uscita Skymorphosis i Gory avevano saputo stupire per il grado di professionalità raggiunto; ora era il momento di fare il salto definitivo, convogliare anni di sudore per produrre l’album che permettesse loro di uscire dalla scena italiana, che non ci rendiamo conto di quanto poco conti sulla mappa internazionale ancora oggi, e insegnare qualcosa ai ragazzini del continente o di oltreoceano. Missione riuscita solo in parte.
Se è infatti vero che il disco scorre alla grande, con pezzi che catturano subito – un esempio? The Hatch Opens e il suo melodicissimo riff introduttivo, sperando che l’ “hatch” in questione non sia quello noto agli appassionati della serie TV Lost… – è pure da confermare una certa stagnazione compositiva, che li mantiene in sostanza sui binari di Skymorphosis: death tecnico e melodico, più la seconda della prima definizione ad onor del vero, con un gran lavoro di chitarra e batteria (e c’era da aspettarselo), una produzione di ottimo livello e la buona personalità del nuovo cantante D-Omen. Punto.
Piacerà quindi a molti, me incluso: e del resto quello che potete trovare qui dentro è del sano death metal con propensioni chitarristiche e forti influenze heavy/thrash; ma manca ancora quel quid che dai Gory Blister ci si aspetta, e che risultava invece più evidente nel predecessore, venendo da anni più difficili. Brani come (The Slum Of The) Wretched Creatures, per nominarne uno, sono ottimi esempi formali, ma la freddezza in cui si richia di cadere suonando generi come questo, beh, traspare fin troppo. Sicuramente dal punto di vista live faranno tutto un altro effetto, e aspettiamo di vederli sul palco per completare il giudizio. Mentre le ultime note del ridondante remix di emiT despalE – a sua volta uno strumentale posto in mezzo al disco – svaniscono, permane invece la sensazione di un’occasione sfruttata solo in parte, e di un treno perso. Si spera non definitivamente.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
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Tracklist:
1. The Hatch Opens 04:09
2. Void Made Flesh 03:45
3. Vanishing Ruins 04:52
4. The Descent 03:24
5. emiT despalE 02:48
6. The Slum Of The Wretched Creatures 04:47
7. The Shining Hades 03:27
8. Graveyard Of Angels 03:34
Bonus track:
9. emiT despalE remix (3:13)