Recensione: Gravity Of Light
Sono trascorsi quattro anni dall’ultima fatica Crows Fly Black dei finnici Tarot. La band dei fratelli Marco e Zachary
Hietala torna alla ribalta sulla scena metal europea con il nuovo lavoro in studio Gravity Of Light, giungendo così all’ottavo
album dagli esordi degli anni Ottanta. Il sound, che giustamente ha subito variazioni con il passare del tempo, non si discosta molto
da quel che abbiamo potuto ascoltare sul disco precedente: un heavy metal compatto, contaminato dalle classiche sfumature melodiche del
power scandinavo, con tastiere sempre in primo piano e le ottime voci di Marco Hietala e Tommi Salmela che si alternano tra una strofa
e l’altra.
Nonostante la mastodontica esperienza alle spalle del gruppo, si nota purtroppo una sorta di “appiattimento” nella stesura delle
canzoni. Ascoltando il lavoro in questione infatti, la sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un disco fatto con poco sentimento,
fatto giusto perché “il contratto discografico lo prevede”.
I brani scorrono uno dopo l’altro in maniera del tutto anonima, senza farsi particolarmente apprezzare per quel riff ben studiato o per
quella melodia azzeccata. Potremmo considerare questo Gravity Of Light un album prettamente di mestiere.
In questo calderone di idee, poche e confuse, ci sono un paio di episodi che riescono a far salire, seppur in modo decisamente
contenuto, le quotazioni dell’album. Una su tutte, è la opener Satan Is Dead, brano che parla di come l’uomo sia la causa del
suo stesso male e gareggi a prendere il posto di Satana che sembra essere morto: riff accattivanti e ritornello ruffiano sono gli
ingredienti sapientemente dosati in questa occasione.
Altro brano che spicca è The Pilot Of All Dreams, pezzo accattivante con tastiere dal sound AOR e un riffing semplice e
piacevole, nonostante alla lunga risulti un po’ ripetitivo.
Un punto sicuramente a favore del combo finnico sono le voci dei due singer Marco e Tommi che, alternandosi e sovrapponendosi nei vari
pezzi, creano un’ottima miscela vocale sia nelle parti soliste, sia in quelle corali. Magic And Technology, Calling Dawn The
Rain e Caught In The Deadlights scorrono anonime una dopo l’altra quasi annoiando, fino a I Walk Forever che è il singolo
con tanto di videoclip promozionale: nulla di più che una canzoncina orecchiabile.
Spiace dover parlare in modo così negativo del lavoro di una band con più di vent’anni di onorata carriera alle spalle, ma non basta
pubblicare un album con una produzione a regola d’arte (chi ha detto Mika Jussila dei Finnvox studios?) per considerarlo un buon
lavoro. Questa volta i Tarot non hanno colpito nel segno come con il disco precedente, dunque speriamo riescano a dare un ricambio a
quest’aria stagnante che circonda Gravity Of Light con il prossimo album.
Stefano “Elrond” Vianello
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Tracklist:
01. Satan Is Dead
02. Hell Knows
03. Rise!
04. Pilot Of All Dreams
05. Magic And Technology
06. Calling Down The Rain
07. Caught In The Deadlights
08. I Walk Forever
09. Sleep In The Dark
10. Gone
Line-Up:
Marco Hietala: Lead vocals, bass & acoustic guitars
Tommi Salmela: Samples & Lead vocals
Zachary Hietala: guitars
Janne Tolsa: keyboards
Pecu Cinnari: drums