Recensione: Greatest Hits II – The South Has Risen Again
Con i greatest hits e le raccolte celebrative in generale, si sa, è sempre necessaria cautela.
Materiale di solito già ben noto, per quanto di valore, va semplicemente a rimpolpare la discografia più o meno corposa dell’artista di turno, aggiungendo poco o nulla che possa davvero garantire fascino ad un prodotto destinato a pochi collezionisti ed a qualche eventuale neofita.
Il classico riempitivo sfruttato spesso per portare a termini obblighi contrattuali o, in qualche caso nemmeno troppo raro, al fine di rendere più corposo ed importante il conto in banca dei protagonisti coinvolti.
Roba insomma, da cui i fan più datati potrebbero tenersi alla larga senza troppe remore, sicuri di non lasciar da parte qualcosa d’irrinunciabile o di particolare peso.
Per fortuna, capita ogni tanto di apprezzare operazioni che, pur nell’ottica di onorare un qualsiasi traguardo raggiunto, tentano anche di fornire un piatto un po’ più congruo e sostanzioso in termini di appetibilità, procurando agli appassionati un motivo valido per cui prendere in considerazione l’uscita della raccolta.
Un po’ il caso di questo nuovo greatest hits dei “secolari” Molly Hatchet, gruppo che sta alle radici del rock sudista, come il luppolo alla birra: senza di loro, probabilmente sarebbe una cosa diversa.
Non a caso classificata come “Greatest Hits II”, la collezione si prospetta come il seguito ufficiale della prima raccolta edita nel remoto 1985, abbracciando un lasso di tempo che, inevitabilmente, va ad uniformarsi con la seconda “edizione” del gruppo di Jacksonville, quella che, a partire dal sontuoso “Devil’s Canyon” del 1996, annovera in line up il chitarrista Bobby Ingram ed il frontman Phil McCormack.
Per un organico da sempre molto suscettibile a cambi e variazioni (basta dare una rapida occhiata alla biografia della band per procurarsi un bel mal di testa), una cosa è da sempre rimasta costante nella storia degli Hatchet: la qualità della musica proposta.
Il periodo artistico compreso in questo Greatest Hits non si differenzia affatto in tal senso ed offre una serie di brani spesso di grande pregio che, pur rimanendo ancorati ad uno stile maggiormente hard rock rispetto agli esordi, non perde comunque quello spirito indomito ed epico che da sempre contraddistingue l’anima della band floridiana.
“Son Of The South”, “Heart Of The Usa”, “American Pride”, “I’m Gonna Live ‘til I Die”, “Rainbow Bridge” e la straordinaria e cinematografica “Devil’s Canyon” – i cui minuti finali, un susseguirsi di assolo dall’impressionante crescendo emotivo, sono materiale da storia del rock – rappresentano fieri esempi di uno stile unico e ben difficile da eguagliare.
I motivi per considerare l’operazione “II” piuttosto riuscita, non si riconnettono tuttavia, unicamente alla qualità di brani già editi. Ragione comunque già di per se bastevole.
Suddiviso in un due cd, il Greatest Hits si segnala, infatti, proprio per il secondo dischetto contenuto nella confezione, un apprezzabile selezione live di pezzi risalenti ad epoche meno recenti cui si aggiunge nel finale, l’ulteriore cadeau rappresentato da una traccia appositamente realizzata per l’evento.
Il piacere di assaporare in una dimensione live, canzoni leggendarie come “Bounty Hunter”, “Gator County”, “Dreams I’ll Never See” (che però, ci sia consentito, da studio “rende” parecchio meglio), “Flirtin’ With Disaster” e “Beatin’ The Odds” è tutto racchiuso in questi solchi, omaggio molto gradito per chi, a queste latitudini, i Molly Hatchet sulle assi del palco probabilmente non li vedrà mai.
La conclusiva ed inedita “Sacred Ground” infine, suggella una collection che una volta tanto travalica lo spirito della semplice raccolta di successi fine a se stessa, offrendo le necessarie ragioni aggiuntive per suscitare un minimo d’interesse anche in chi già possiede gran parte della produzione del sestetto americano.
Cose nuove, come ovvio, pochine: sempre di Greatest Hits si tratta. Pur tuttavia l’aggiunta di un estemporaneo assortimento di pezzi dal vivo e di un buon inedito, rende insomma più appetibile l’iniziativa.
Ascoltare musica di qualità poi, è pur sempre una gran bella soddisfazione.
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Tracklist CD1:
01. Son Of The South
02. Heart Of The USA
03. Tatanka
04. Fall Of The Peacemakers
05. American Pride
06. Devil`s Canyon
07. World Of Trouble
08. Down From The Mountain
09. Gonna Live `til I Die
10. Safe In My Skin
11. Rainbow Bridge
12. Cornbread Mafia
13. Mississipi Moon Dog
14. The Journey
Tracklist CD2 – Live:
01. Bounty Hunter
02. Gator County
03. Edge Of Sundown
04. Whiskey Man
05. Beatin`The Odds
06. Dreams I´ll Never See
07. The Creeper
08. Flirtin`With Disaster
09. Sacred Ground (Brano Inedito)
Line Up:
Dave Hlubek – Chitarre
John Galvin – Tastiere
Bobby Ingram – Chitarre
Phil McCormack – Voce
Shawn Beamer – Batteria
Tim Lindsey – Basso