Recensione: Grimmstine
Cosa accade se alcune vecchie triglie – o quasi – dell’HM di diversa nazionalità si mettono d’accordo per far uscire un disco che non lascia scampo a divagazioni al tema metallico come quello dei neonati Grimmstine? La risposta, come è facile arguire, la si trova all’interno dei solchi delle ben quindici tracce che assommano a oltre settanta minuti di ascolto. Il moniker, poco originalmente ma in maniera efficace coniuga i cognomi dei due personaggi più carismatici coinvolti nella line-up, ovvero il sempiterno Steve Grimmet, colonna e colosso della Nwobhm con i grandi Grim Reaper – oltre che dagli onorevoli trascorsi negli Onsalught e nei Lionsheart – e il chitarrista Steve Stine. La formazione si completa con la sezione ritmica dei Sons Of Poseidon, tramite il batterista Dave Johnson e il bassista Hat. Copertina in comunione dei beni fra le due bandiere. Par condicio rulez!
L’inizio, dopo la strumentale Memory, è dei più promettenti: 911 – heavy metal al 100% -, gode di un riff spaccaossa e il buon vecchio Steve Grimmet graffia come deve, esaltando l’arrochimento inevitabile della propria voce, che fa sempre tanto HM e vintage con classe. In più passaggi Mr. Grim Reaper ricorda un altro asso del microfono: Tony Martin, ex Black Sabbath. Assolo ficcante da parte dell’altro Steve e il resto viene completato da una sezione ritmica massiccia, ben prodotta e bilanciata. Probabilmente i Grimmstine mancano il bersaglio grosso nel momento in cui enfatizzano l’ala melodica del Loro songwriting: nonostante Supernatural ricordi un vecchio pezzo ben riuscito dei nostrani Gow non graffia a dovere e stessa sorte tocca a To Catch a Killer.
Senza infamia e senza lode Got Nothing But Time, la modernista – si fa per dire… – Prisoner, il lento a metà ‘Til They Take My Wings e l’inconcludente Take This Air. Viceversa i Nostri risultano precisi e graffianti quando si immergono nei territori dell’heavy metal classico, probabilmente quelli a Loro più congeniali, come nel caso della Savatage-oriented It’s Over o nel mid tempo massiccio di Afraid Of The Dark, brano che senza alcun anelito di rifà agli standard scritti nella pietra dal buon Ronnie James Dio mondiale.
Capitolo a parte per quanto attiene le ballad pure, dove il miele scorre a fiumi: You’ll Never Know gode dell’impagabile profondità vocale del Signor Grimmet, caldo come l’acciaio appena colato quando serve e duro come il granito dell’Adamello alla bisogna. I sette minuti e trenta del pezzo in questione più che altro costituiscono una vetrina per Lui stesso, ma basta e avanza così. You Give Me Love non fa che confermare quanto sopra, grazie all’apporto del resto della band, che stavolta ci dà dentro a dovere. Idem riguardo l’Hammerfalliana This Don’t Look Like Love To Me.
Interessante Straight As An Arrow, dall’andamento anomalo rispetto al resto del CD, pezzo concepito all’ombra di Jon Oliva per via delle tastiere, poi enfasi a la Tony Martin fino al termine. Chiusura del disco affidata alla sensuale e acustica To Sing a Lullaby (Immy’s Song): piacevole ed efficace, seppur semplice.
Grimmstine è un lavoro variegato che talvolta perde di incisività, ma obiettivamente sarebbe stato compito arduo per chiunque mantenere l’hard-on per settanta minuti di fila. Al di là dei proclami, comunque, farsi perforare i timpani da un grande come Grimmet costituisce puro godimento, sempre e comunque.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. Memory
2. 911
3. Supernatural
4. Got Nothing But Time
5. To Catch A Killer
6. You’ll Never Know
7. It’s Over
8. Prisoner
9. You Give Me Love
10. Straight As An Arrow
11. ‘Til They Take My Wings
12. Take This Air
13. Afraid Of The Dark
14. This Don’t Look Like Love To Me
15. To Sing A Lullaby (Immy’s Song)
Line-up:
Steve Grimmet – Vocals
Steve Shine – Guitar
Dave Johnson – Drums
Hat – Bass