Recensione: Grind Finale
Cosa si può immaginare di più triste, nella scena
musicale, di un gruppo lanciato verso il proprio apice creativo e di successo,
costretto a fermarsi improvvisamente in seguito alla tragica morte di uno dei
suoi componenti chiave? I Nasum, come ormai l’intero mondo sa, ne sono
l’esempio: con la scomparsa del loro leader ed ispiratore, Mieszko
Talarczyk, in seguito allo tsunami che ha colpito le coste asiatiche a
dicembre 2004, sono stati costretti a sciogliersi in un momento in cui
l’intero mondo del metal estremo si interrogava sugli sviluppi che avrebbe
potuto avere il loro sound, dopo un album leggermente più accessibile come Shift.
Senza adagiarsi troppo sulla retorica, Anders
Jakobson, batterista e fondatore della band, ha deciso di chiudere per
sempre un capitolo di storia del grind con una doppia raccolta che comprendesse
tutto quanto non era stato inserito dai Nasum nei full-length, ma
disperso tra mille split EP e compilations: da qui nasce Grind Finale,
che include brani dal 1993 ad oggi, capaci di mostrare l’intera evoluzione –
nei suoi episodi forse più spontanei, proprio perché non vincolati
dall’inserimento in un album – di una band di precursori. Dal primo split (Blind
World) con le vocals ancora gutturali, passando per lo storico EP Industrislaven
sino agli ultimi, ottimi episodi del 2000 e 2002. In tutto 152 (!) canzoni
incluse in un package lussuosissimo, una sorta di vero e proprio libro di
ricordi dei Nasum, corredato da foto inedite, testi e tutto quanto serva
a ricordarci quanto abbiano dato alla contemporanea scena grindcore.
Un piccolo tesoro di idee sparse, ancora oggi avidamente ricercate dai fan
del gruppo su Ebay e mailorder più o meno underground: merce rara con delle
doti da mostrare, e la cui qualità non si misura assolutamente attraverso il
minutaggio. L’isteria del combo svedese è tutta qui dentro, ancora più che nei
full-length, il che porta spesso ad alti e bassi, a squilibri, ma anche alla
percezione della vera passione posta in musica.
Impossibile da valutare oggettivamente, quindi,
vista la diversa qualità dei brani inclusi: ma Grind Finale è da
avere e custodire gelosamente.
Alberto
‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
[Davvero volete i titoli di 152 canzoni? Se sì: http://www.nasum.com/discoinfo_cd5.html]