Recensione: Grœnlendinga Saga

Di Emanuele Calderone - 18 Marzo 2012 - 0:00
Grœnlendinga Saga
Band: Warshout
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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75

La storia dei Warshout ha inizio nel 2007, quando il batterista Nicolò Bernini, il chitarrista Pierpaolo Bulgarelli e il cantante Matteo Mussini decidono di dar vita a uno dei tanti gruppi viking/black metal. Nel 2009 si uniscono ai tre ragazzi anche Giuseppe Colli e Alfredo Catellani, entrambi bassisti. Proprio la presenza di questi due musicisti determinerà alcuni caratteri peculiari della band.
Nello stesso anno il sestetto entra in studio per registrare e pubblicare il primo demo “Hvergelmir”, lavoro indubbiamente interessante ma ancora acerbo.
Nel 2010, con l’allontanamento di Mussini, entra in formazione Matteo Bertolotti, cantante dotato di un timbro molto più caldo e duttile rispetto al suo predecessore.

Stabilizzata la lineup, il gruppo torna in studio nel 2011 per dar vita al nuovo EP intitolato “Grœnlendinga Saga”. Il salto di qualità rispetto alla precedente uscita è più che evidente: i Warshout compiono infatti un grande balzo in avanti, dimostrando di essere maturati sotto tutti i punti di vista. Le composizioni sono divenute molto più elaborate e raffinate e anche l’esecuzione appare più precisa.
Musicalmente l’opera prosegue, a grandi linee, il discorso già intrapreso con “Hvergelmir”, preferendo però un approccio più epico e solenne. L’influenza più importante sembra provenire da Quorthon e dai suoi Bathory, specie quelli del periodo “Blood Fire Death”; taluni passaggi più tirati riportano alla mente il meraviglioso “Borknagar”, omonimo album della band capitanata da Øystein G. Brun.
Gli strumenti innalzano un muro sonoro di notevole potenza e tutti i musicisti cooperano per plasmare una musica dalla doppia anima: una violenta e impetuosa, l’altra più riflessiva e “raffinata”.
Il riffing si mantene serrato e tagliente quasi per tutta la durata dell’EP, ma non mancano parti più dilatate, in cui fanno la loro comparsa arpeggi ariosi e d’ampio respiro. Allo stesso modo la batteria di Nicolò pesta pesante quando serve, senza però disdegnare ritmiche più cadenzate là dove richiesto.
I bassi disegnano linee a tratti esaltanti, specialmente quando si lanciano in soli dal sapore quasi funky! Sì, avete capito bene, in un lavoro di chiara ispirazione Viking c’è posto per passaggi al limite del funky, che tra l’altro funzionano benissimo nell’insieme.
Matteo, infine, si destreggia con discreta sicurezza tra growl, scream e voce pulita. Il giovane compie un lavoro di buona fattura, mostrando solo in rarissime occasioni il fianco a critiche. Se infatti lo scream e la voce pulita risultano eseguiti con una certa perizia, il growl, in qualche frangente, pare un poco forzato.

Tra le cinque canzoni che compongono la tracklist, non si fa fatica a rintracciare gli highlight. Taluni brani spiccano per composizione e idee; tra questi figurano la bellissima “Greenland’s Aurora”, dotata di fascino e di più di un’anima tipicamente “latina” e la conclusiva “From Brattahlid to Infinity” più evocativa e fiera. È proprio in quest’ultimo episodio che quegli accenni funky a cui facevamo riferimento emergono più vistosamente.
Saelingsade” si rivela un ottimo intramezzo strumentale di fattura superiore, che riesce a spezzare un po’ l’atmosfera pesante, per non dire soffocante, creata dai Nostri in “Banishment of a Race” e “When the Longships Arrive”.
La linearità dei brani, infine, aiuta notevolmente anche nel processo di assimilazione degli stessi, pur non pregiudicando la longevità d’ascolto.

Il compito di incorniciare le musiche è demandato alle liriche, di chiaro stampo nordico. L’amore per le terre del Nord Europa è apertamente esplicitato in ogni testo; non mancano richiami ai paesaggi, alle tradizioni e alla religione delle terre scandinave. Nonostante possa apparire un po’ fuori luogo, vista la nostra latitudine, c’è da dire che le lyrics risultano scritte con grande cognizione di causa.
La bella copertina e il libretto -contenente foto del gruppo e testi- completano il tutto.

Proprio a causa del grande impegno profuso dalla formazione, spiace davvero molto dover evidenziare il lavoro non proprio perfetto svolto in fase di produzione. I suoni mancano spesso di potenza -soprattutto le chitarre e la voce- e i volumi talvolta sembrano totalmente sballati e mal regolati.

Possiamo dunque tirare le somme: “Grœnlendinga Saga” è un’opera ben riuscita, che ci regala un gruppo in ottima salute. I margini di miglioramento sono ancora molto ampi, ma non possiamo non ritenerci soddisfatti. Se i Nostri riusciranno a limare i pochi difetti, siamo sicuri che il futuro non potrà che essere roseo! Complimenti.

Emanuele Calderone

Tracklist:
01- Banishment of a Race
02- When the Longships Arrive
03- Saelingsade
04- Greenland’s Aurora
05- From Brattahlid to Infinity


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