Recensione: Guardian Of Eternity

Di Riccardo Angelini - 26 Marzo 2008 - 0:00
Guardian Of Eternity
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Anno: 2008
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60

Quanti di voi stiano leggendo queste righe aspettandosi la descrizione dell’ennesima band di power metal tastieroso e ipermelodico dai tratti folkeggianti, sappiano che ha preso un enorme granchio. I Celtic Legacy sono infatti una formazione irlandese dedita a un heavy metal tenacemente legato agli stilemi degli anni ‘80, nel quale l’influenza celtica si manifesta direttamente nel riffing, senza bisogno di altri intermediari che non siano gli strumenti comandati dalla tradizione. Una proposta volutamente anacronistica che distingue – in positivo – il sound dalla band sin dall’esordio datato 1998.

Non si può certo dire che nel corso della sua storia la band di Dublino abbia goduto di grandi favori da parte della dea bendata. Nel 2003 il full-length autoprodotto “Resurrection” si era conquistato il plauso di pubblico e critica, ottenendo responsi ampiamente positivi da parte di tutta la stampa specializzata. La stima su carta non si era tuttavia tradotta in un corrispettivo boom di popolarità tale da staccare la band dai fanghi dell’underground. Come se non bastasse, a soli otto mesi dall’uscita dell’album la line-up andò in pezzi, perdendo in un sol colpo voce, chitarra e batteria. I due fondatori superstiti non si diedero tuttavia per vinti. Continuarono a scrivere nuovi brani anche senza una formazione alle spalle e si diedero da fare per preparare un nuovo live set. Nel gennaio 2007 finalmente la line-up venne completata con l’innesto di tre nuovi membri. Quello che ancora stentava ad arrivare era l’agognato contratto da parte di un’etichetta: dopo molti tentativi a vuoto i Celtic Legacy decisero perciò di fare di nuovo tutto da soli e si prepararono a pubblicare il nuovo album con un’etichetta indipendente.

Nessuno potrà negare che nel corso degli ultimi anni questi ragazzi si siano impegnati. Vero è che se bastasse l’impegno per avere successo nella vita, le cose sarebbero relativamente facili. In realtà la strada per il combo dublinese è ancora tutta salita. “Guardian Of Eternity” pare infatti risentire dello stress accumulato in seguito allo split, mostrando un songwriting ancora solido e tradizionale, più melodico ma meno ispirato rispetto a quello di “Resurrection”. Sia ben chiaro: la band ha dei numeri e lo dimostra a più riprese. Le massicce influenze maideniane si traducono in un riffing sempre quadrato e compatto, arricchito da aperture melodiche che non poco devono alla musica celtica. Colpiscono favorevolmente la power-oriented “Erimnor”, che pare a più riprese fare il verso ai nostri Domine, e soprattutto la cadenzata “Kings Of Thieves”, il cui incedere epico trae spunto dai Manowar di “Into Glory Ride”. È altresì vero che in più di un’occasione tutte queste cosiddette influenze si spingono fin troppo vicino ai confini del plagio, come accade su alcuni passaggi della conclusiva title-track, copia carbone dei Maiden di “Rime Of The Ancient Mariner”. Suscita inoltre qualche perplessità la prestazione del nuovo Claran Ennis. Il suo timbro, ispirato (per usare un eufemismo) al Bruce più famoso d’Inghilterra, appare più pulito e dotato di un’estensione maggiore rispetto a quello del predecessore, ma decisamente meno carismatico – in breve: buona la tecnica, meno l’interpretazione. La produzione dal canto suo mostra limiti evidenti, ma questo non è necessariamente un male, anzi, il sound grezzo e casereccio contribuisce a creare un feeling evocativo e piacevolmente retrò.

A tirar le somme, dispiacerebbe essere troppo severi con una band sì sfortunata. Di sicuro per i Celtic Legacy è già un bel risultato essere ancora in piedi dopo le tante batoste ricevute, e gli appassionati dell’heavy/power di vecchia scuola avranno ragione di concedere una possibilità a questa band tanto caparbiamente attaccata al sound del passato. Sta di fatto che non sarà facile per “Guardian Of Eternity” ritagliarsi uno spazio all’interno dell’affollatissimo mercato odierno. La strada – lo si è detto e lo si ripete – è ancora tutta in salita.

Riccardo Angelini

Tracklist:
1. The Sentinel  
2. Celtica  
3. Afterworld  
4. For Evermore  
5. King Of Thieves  
6. Absent Freinds  
7. Erinmor  
8. Dance On Yer Grave  
9. Forgive Me  
10. Guardian Of Eternity

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