Recensione: Guiding Star
Album d’esordio per August Zadra, talentuoso singer americano già conosciuto ad inizio 2020 (sembra passato un secolo!), in occasione del debutto del side project Waiting For Monday.
Un curriculum di tutto rispetto per un artista che ha prestato opera a molti nomi illustri ed ha legato le proprie fortune a quelle di Dennis DeYoung (ex Styx), con cui sin dal 2010 condivide il palco e collabora assiduamente in vari ruoli.
Accompagnato dal tentacolare Alessandro Del Vecchio e probabilmente non sazio di quanto realizzato con i Waiting For Monday, Zadra si diletta con un disco solista dai toni spesso intensi e passionali, tipici di un rock assai melodico che ha tanto da spartire con Talisman (si segnala Jeff Scott Soto ai cori in quasi tutti i brani), Hard Rain, Magnum e Ten.
“Guiding Star” si muove con eleganza, facendosi preferire nei momenti più soffusi e levigati, pur senza difettare in energia e pathos.
Un’energia che, ad ogni modo, non è mai aggressiva ma rientra sempre nei canoni dell’AOR raffinato e classicheggiante, scevro da modernismi o eccessi.
Ritornelli corali alla Jeff Scott Soto (“Escape the Rain“, “Rise from the Fire“), situazioni più avvolgenti e d’atmosfera (“Nothing More to Say”, “Come Back To Me”, “Dream of You“), attimi cantautoriali (“A Matter of Yesterday”, brano in cui la mano di Del Vecchio è evidentissima) e sprazzi leggermente più arrembanti (“Take my Hand”, “Won’t Let Your Love Take Me Down“) sono la sintesi di un disco che ha il merito di porre all’attenzione l’ennesima buona scoperta di Frontiers.
Un’ulteriore aggiunta al catalogo di ottimi singer sotto contratto con la label nostrana.
Un album in solitaria che, personalmente, abbiamo preferito al pur valido debut dei Waiting For Monday. Più vario e vivace, pur senza raggiungere vette impreviste o salire troppo di tono, offre qualche idea godibile ed è un bel sentire in tutta la sua lunghezza.