Recensione: Habemus Poland [DVD]
Un album, un DVD: si può fare?
Tentare, rassicura il detto popolare, non nuoce. Così, con un solo full-length all’attivo, i nostrani Mind Key tentano la via del DVD. Un DVD che, a dirla tutta, non rientrava nemmeno nei loro piani. Ma, grazie all’intercessione del compagno di tour Nick Barrett (Pendragon) l’opportunità si è presentata e loro, senza indugio, l’hanno colta. Una decisione spregiudicata, per molti versi rischiosa – qualcuno potrebbe dire perfino immodesta – eppure condivisibile. I Mind Key hanno deciso di mettersi in gioco – e la scelta è da premiare – cogliendo nel contempo l’occasione per presentare il nuovo singer, il ventunenne Giorgio Adamo.
Tuttavia, se il carattere dimostrato va a onore della band, fin dall’inizio l’impresa si profila ardua: il materiale cui attingere è veramente esiguo e la scarsa esperienza aumenta il rischio di commettere ingenuità. Doppiamente difficile dunque il compito che attende il combo tricolore: con tale consapevolezza, non resta che insierire il disco nel lettore e prepararsi alla visione.
La Sarabanda di Händel apre magnificamente le danze mentre il pubblico tenta un accenno di battimani. Poi un ammaliante solo di Emanuele Colella getta un ponte verso il presente: si parte con “Love Remains the Same” e subito Adamo esordisce con grande sicurezza, sfoggiando un acuto da vertigini. Forte di un timbro che può per certi versi ricordare il Tobias Sammet meno scolastico e impostato, il giovane dà prova di una notevole estensione vocale, dimostrando peraltro di saper tener bene il palco. Meno adeguate invece le backing vocals, che di qui alla fine non sempre riusciranno a imprimere la dovuta enfasi ai passaggi cruciali.
Per quanto riguarda la scaletta, il problema del limitato materiale disponibile si ripropone in tutta la sua urgenza. Di fatto la setlist ripropone commutandone l’ordine tutta la tracklist di “Journey of a Rough Diamond”, con una nuova versione di “Memory Calling” e un solo inedito – “Eyes of a Stranger” – che peraltro più di tanto non aggiunge al repertorio della band. A quest’ultimo va aggiunta una cover del superclassico “In the Still of the Night” del Bianco Serpente, il quale peraltro si rivela uno dei momenti più alti della serata: Adamo non sarà Coverdale ma riesce a condurre le linee vocali con maestria e personalità, mentre Dario De Cicco conquista consensi donando con le proprie tastiere un insolito retrogusto prog rock al sound del brano.
Ma non basta una cover, seppur buona, a sciogliere le riserve sulla questione setlist: non solo “Habemus Poland” si presenta come una sorta di doppione live del disco da studio, ma evidenzia i limiti del repertorio della band tanto dal profilo quantitativo quanto da quello qualitativo. Difatti, sebbene la prestazione dei singoli sia senza dubbio notevole dal punto di vista tecnico – Colella si ritaglia per esempio lo spazio per un assolo di buona fattura, mentre il drummer Andrea Stipa colpisce per puntualità e precisione – i pezzi restano piuttosto derivativi e mediamente poco incisivi. I passaggi degni di nota non mancano, ma raramente ci si imbatte in un brano che sappia convincere dal primo all’ultimo secondo. Esemplare il caso la ballad “Without Ann”, che prova ma proprio non riesce a suonare vitale ed espressiva. Meglio la successiva (e purtroppo isolata) “Waiting for an Answer”, con il basso di Raffaele Castaldo in evidenza nei break e nei cori: una canzone finalmente trascinante nella struttura e coinvolgente nel refrain. È su pezzi come questo che la band dovrà lavorare per costruire il proprio futuro.
Per quanto riguarda i dettagli tecnici, la qualità dell’audio e del video (soprattutto del video) non può certo competere con quella di act più blasonati, ma la regia riesce comunque a valorizzare le riprese in modo ottimale, a tutto beneficio dell’effetto complessivo. C’è peraltro da dire che sono proprio le occasionali imperfezioni sonore a permettere di saggiare l’autenticità dei contenuti: un segnale concreto della volontà della band di offrire un prodotto che rappresentasse in modo quanto più possibile autentico e spontaneo ciò che si è effettivamente visto sul palco. Degno di nota anche il settore extra, completo di intervista alla band, foto e informazioni biografiche. Nella lista vanno inseriti anche cinque video-bootleg – di qualità mediamente bassa – tra i quali solo uno peraltro propone un brano diverso da quelli già eseguiti nel concerto vero e proprio (si tratta della cover della purpleiana “Stormbringer”).
I Mind Key sono insomma una formazione in fase di crescita: i mezzi tecnici ci sono, è tuttavia necessario emanciparsi a livello di contenuti dagli stereotipi del genere per elaborare un sound davvero personale, in grado di farsi notare nell’affolato panorama moderno. D’altronde, le ragioni per le quali è raro per una band esordiente pubblicare un disco dal vivo subito dopo uno da studio sono esemplificate da questo “Habemus Poland”. Ma al di là del valore dell’opera in sé considerata, i Mind Key dimostrano anche on stage di avere delle buone carte da giocare: col tempo questo DVD potrà rappresentare una tappa importante per la loro maturazione.
Riccardo Angelini
Tracklist:
01. Intro: Sarabande (G.F. Händel)
02. Love Remains the Same
03. Lord of the Flies
04. Deep Inside
05. Guitar solo
06. Eye of a Stranger
07. Memory Calling (2006 version)
08. World of Illusion
09. Without Ann
10. Waiting for the Answer
11. Still of the Night (Whitesnake cover)
12. Secret Dream
Bonus Live Video:
01. Stormbringer (Bootlegged at Oddly Shed, Caserta)
02. Intro/Love Remains the Same (Bootlegged at Stodoła, Warsaw)
03. Deep Inside (Bootlegged at Stodoła, Warsaw)
04. Lord of the Flies (Bootlegged at Espace Julien, Marseille)
05. Still of the Night (Bootlegged at Espace Julien, Marseille)