Recensione: Haereticus Empyreum
Fonti ben informate fanno risalire addirittura agli anni Novanta l’inizio dell’avventura dei Gothic Stone. La loro bacheca, al momento, conta due uscite ufficiali: il singolo The Oath Of The Gothic Stone targato 2018 e il novissimo album Haereticus Empyreum, risalente agli ultimi mesi dell’anno passato. Trattasi di vero e proprio full length, comprensivo di quaranta minuti abbondanti di musica declinati lungo sei canzoni. La label alla quale si affranca il lavoro è la Black Widow Records di Genova e la confezione del cd, oggetto della recensione, si accompagna a un libretto di sedici pagine molto curato dal punto di vista grafico, con disegni a tema, tutti i testi delle canzoni ben leggibili e le foto dei vari artisti coinvolti nel progetto. La line-up schiera: Rodan DiMaria al basso, Salvo Sicilia alla batteria, Vincenzo Mandarano e Salvatore Fallucca alle due chitarre e Gabriele Grilli dietro al microfono. Tutta gente non di primissimo pelo. E si sente…
Haereticus Empyreum, infatti, è la sintesi in salsa metallica neolatina di montagne di ascolti, anni di milizia attiva e totale aderenza al genere. Ove per genere si intende quello primario, dal quale poi è nato tutto il resto: l’heavy fucking metal!
Fallucca e Mandarano sanno cosa la gente vuole e sanno loro stessi cosa vogliono ottenere e lo forniscono in maniera massiccia per via delle loro sei corde. Le chitarre a mo’ di mannaia sono l’abc del Metallo ma molte band se dimenticano, soprattutto lassù, nel Nord del nostro continente. “Dies Irae” vive di questo ma anche della componente ieratica consegnata dall’ugola di Grilli. La parte centrale recitata e condita da suoni d’organo fa tanto HM made in Italy, per il sollucchero di tutti quanti si aspettano di godere degli epigoni dei vari Chain, Death SS prima maniera e Rosae Crucis. “Caereris Mundus (The Necromancer)” è il tributo dei Gothic Stone ai connazionali Dark Quarterer, soprattutto a livello di interpretazione vocale. Dopo la strumentale “The Time Lord” è la volta di “The Oath Of The Gothic Stone”, otto minuti scarsi di epica insistente. “Luciferian Dawn”, nomen omen, riporta la luce fra le trame del combo italiano attraverso un delizioso esercizio che pesca a piene mani nell’infinita lezione degli anni Settanta. Chiusura all’insegna della veemenza lirica, così come ci si aspetta, per il tramite di “Sidereus Nuncius”, un episodio cadenzato che coniuga al meglio la componente eroica con quella doom.
Haereticus Empyreum costituisce in maniera tangibile quanto molti die hard fan si affannano a ricercare oltre confine, spesso con risultati mediocri e sotto alle attese. Un disco ove l’anima vera dell’Acciaio la fa da padrona, punteggiando di epica, polvere catacombale e rimandi al progressive con i controcolleoni tre quarti d’ora di siderurgia applicata alla musica.
… Ma se vai a cercar fortuna in America
Ti accorgi che l’America sta qua [Cit.]
Stefano “Steven Rich” Ricetti