Recensione: Hamartia [EP]
Gli ultimi tre anni non devono essere stati facili per i Tribulation. La band di Arvika, capitanata da Johannes Andersson e Adam Zaars, ha dovuto fare i conti con un’importante separazione, quella avvenuta con Jonathan Hultén, che ha portato il chitarrista ad intraprendere una sua carriera solista, e riprendere in mano la situazione per poter ripartire con la giusta carica.
A distanza di appena due anni dalla pubblicazione di “Where The Gloom Becomes Sound”, gli svedesi si presentano con un nuovo EP, “Hamartia” (dal greco: “Peccato”), il primo lavoro in studio con il nuovo chitarrista, Joseph Tholl, che da subito mette in chiaro la volontà della band nel volersi rimettere in gioco e di sperimentare nuove soluzioni musicali.
D’altronde, i Tribulation da sempre hanno mostrato di essere una band in continua evoluzione, a cui piace sperimentare nuovi generi e fonderli gli uni con gli altri, quindi è piuttosto difficile riuscire a posizionare la band in uno specifico filone musicale.
Già in passato, con “The Formulas of Death” e “The Children of the Night”, la band aveva fatto chiaramente intendere di voler mantenere quella voglia di sperimentare nuove sonorità, toccando anche lidi che non sono proprio vicini al death metal: gli ultimi lavori della discografia degli svedesi, “Down Below” e “Where The Gloom Becomes Sound” avevano già risentito di questa “virata” stilistica, presentando passaggi più tendenti al gothic/rock sulla scia dei Fields of the Nephilim ed un sound sì più cupo e pesante, ma altrettanto groovy, specialmente negli assoli di chitarra di Zaars e Tholl.
Anche questa nuova release sembra, appunto, seguire il medesimo percorso: lo dimostrano brani come la stessa titletrack, brano dalle tinte vagamente old school, che per l’occasione vede la partecipazione di Rob Coffinshaker, leader dell’omonima band The Coffinshakers, o ancora “Vengeance (The Pact)”, celebre brano dei Blue Oyster Cult, qui riproposto in una chiave più elaborata, a tratti forse più pesante, ma decisamente avvincente.
Un altro punto a favore di questi “Tribulation 2.0”, se così si possono definire, risiede nel fatto che, rispetto al passato, questa volta la scrittura è stata condivisa maggiormente da tutti e non solo dalla coppia Andersson/Zaars. Tutto questo, infatti, si rispecchia in questo nuovo tassello musicale, dove l’intera band fa sfoggio di un’ottima prestazione musicale, presentandosi al meglio della propria forma, grazie al contributo, molto importante, del nuovo innesto che sembra aver rinvigorito il combo svedese, a seguito di una dipartita comunque considerevole e da non sottovalutare.
“Hamartia”, quindi, è un ottimo preludio di ciò che la band vuol portare avanti nel proprio percorso stilistico, una scelta, come dicevamo pocanzi, che i nostri aveva già intrapreso negli ultimi lavori e che qui è decisamente più rimarcata. Se questo è solo un antipasto di ciò che il gruppo svedese avrà da offrire in futuro, non ci resta che attendere impazientemente il prossimo lavoro che, siamo certi, non deluderà le aspettative.