Recensione: Hammer Battalion
Gli Unleashed rilasciano questo Hammer Battalion, il nono album della loro carriera, forti di una collaborazione oramai consolidata con SPV, un’esperienza ventennale ed una giovinezza compositiva che rivaleggia con quella degli esordi. Nonostante i nostri calchino le scene dall’oramai lontano 1989 non hanno perso la loro volontà di produrre death metal di qualità, ma questa propensione va a cozzare con la loro incapacità di rinnovarsi e di proporre qualcosa di nuovo, rischiando di far diventare questo disco l’ennesimo di una carriera costellata da opere di qualità mediamente alta, ma senza un vero e proprio exploit, soprattutto nei dischi successivi alla reunion.
Hammer Battalion è un album che ci presenta i quattro scandinavi nella loro versione di sempre: un death metal che molto prende anche dalle sonorità black e dall’incedere marziale di un certo thrash, non disdegnando addirittura qualche richiamo all’occulto dovuto all’utilizzo chitarre acustiche (vedere ad esempio Black Horizon o Warriors of Midgard), ma fondamentalmente aggressivo, diretto e con pochi fronzoli. In questo ultimo album, ancor più che nel precedente Midvinterblot, gli Unleashed puntano tutto sulla cattiveria e su arrangiamenti poco elaborati, ma che arrivino dritti allo stomaco dell’ascoltatore: riff di ispirazione bay area accompagnati a sfuriate in tremolo-blastbeat e da qualche momento atmosferico e la formula è servita, semplice ed immediata. La produzione naturalmente è molto buona, ma mantiene uno spirito ed una ruvidezza complessiva tipicamente anni 90 che, evitando gli alti frizzanti ed i bassi avvolgenti, riesce a dare una continua sensazione di realtà, come se il disco fosse fatto in carta vetrata e lo steste facendo girare su una vecchia piastra per vinili senza il dolby (inteso ancora come il sistema per eliminare il fruscio). Sebbene una tale formula compositiva sia assolutamente coerente con quanto i nostri hanno proposto nel corso della loro carriera e di sicuro non tradisca le aspettative dei fans più incalliti, non si può fare a meno di notare come gli effettivi punti in cui i nostri si rinnovano rispetto al passato siano pochi e comunque insufficienti a giustificare l’acquisto da parte di un appassionato saltuario che non sente l’esigenza di avere tutta la discografia del gruppo. Hammer Battalion inoltre si regge su tempi di metronomo fondamentalmente simili in tutte le sue canzoni, uptempo non troppo veloci che risultano incalzanti, ma né troppo furiosi, alla DNR per intenderci, né marziali come potrebbe esserlo una For Whom the Bell Tolls anche se, come già detto, qualche sortita in questo senso possiamo ritrovarla in canzoni come Carved in Stone e This Day Belongs To Me.
Gli Unleashed hanno una lunga carriera alle spalle insomma, e l’aggiunta di qualche ulteriore pezzo alla loro discografia non è capace di rivoluzionare la loro immagine o risultare imprescindibile a meno che questi pezzi non siano veramente diversi da ciò che avevano espresso in passato. Purtroppo però questo Hammer Battalion non mette niente di nuovo sotto il sole se non una maggiore aggressività e qualche cambiamento in termini di arrangiamenti e produzione, quindi, pur rimanendo un disco assai godibile, non merita di più degli album precedenti della band, anzi, viene penalizzato proprio dal suo seguire pedissequamente quanto già fatto in passato.
Tracklist:
1- The greatest of all lies
2- Long before winter’s call
3- Your children will burn
4- Hammer Battalion
5- This day belongs to me
6- Marching off to war
7- Entering the hall of the slain
8- Black horizon
9- Carved in stone
10- Warriors of Midgard
11- Midsummer solstice
12- Home of the brave
13- I want you dead.