Recensione: Hammer Of Destruction

Di Paolo Beretta - 4 Marzo 2007 - 0:00
Hammer Of Destruction
Band: Sacred Steel
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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50

Uno si ritrova con un buon cd, regalo per il suo compleanno di un suo amico, e gira alla ricerca di un disco. Alla fine l’occhio cade su una copertina che è un libro aperto e così mi trovo tra le mani Hammer Of Destruction dei teutonici Sacred Steel. Avevo voglia di un sano album di power metal vecchia scuola suonato da una band relativamente giovane sullo stile di onesti professionisti garanzia di un determinato tipo di sound come Stormwarrior, Paragon, Solemnity, Majesty et simlia… Cielo rosso sangue, martello immortalato mentre è in aria pronto a sferrare il suo colpo e tracklist con titoli del tipo Blood And Thunder, Impaled By Metal, Black Church e Sword And Axes.

Sebbene ricalchi tutti i clichè di un genere a me caro come quello del TrueMetal e sia a conoscenza del fatto che i Sacred Steel siano una band conosciuta e abbastanza apprezzata, giunta al loro sesto album, io dopo diversi ascolti non riesco davvero a definire questo album altro che una delusione, un album senza idee e mordente.

Brani scontati, tutti con la stessa sezione ritmica iper veloce, quanto scevra di cambi di tempo, riff che richiamano e prendono a piene mani da lavori del passato di band di 20 anni fa e assoli corti, confusi e abbastanza banali che ricalcano la brutta copia di Walls Of Jericho. A questo aggiungiamo un singer senza fiato che tra una stecca (alla Kai Hansen degli esordi) e un cantato maggiormente aggressivo si prodiga in un cantato singhiozzo veramente fastidioso come pochi. Considero sufficienti e meritevoli di essere ascoltate più di una volta Hammer Of Destruction, Impaled By Metal e Generally Hostile; il resto entra da un orecchio ed esce dall’altro. Produzione che confonde i suoni e che sembra più appropriata per una band al suo esordio discografico. Testi veramente pesanti che ci fanno capire l’ottusità, o la caparbietà del loro credo, stile di vita e di vedere il mondo. Ma non è questo il problema dell’album; dai Sacred Steel non mi aspettavo certo innovazione ma solo tanti break talmente potenti da farmi tremare i muri della casa, una produzione curata e tanta grinta nell’esecuzione e interpretazione dei pezzi. Niente di tutto questo.

Un cd banale che magari farà la felicità di chi si accontenta di un po’ di rumore per gridare alla potenza dell’heavy metal. Così come si critica il power metal melodico quando è senza idee così bisogna avere il coraggio di bocciare senza remora un prodotto che non solo non aggiunge nulla al TrueMetal ma non graffia nemmeno per la durata di 2/3 ascolti. Dei Manowar senza la voce, la tecnica, l’epicità, le melodie e la pomposità degli statunitensi. La tentazione di prendere il suddetto cd e fargli fare un bel volo dalla finestra è davvero tanta, ma il mio rispetto per il denaro me lo fa mettere con cura in un cassetto dove prenderà tanta polvere e non uscirà per diversi anni.

Tracklist:

1. Hammer Of Destuction
2. Where Demons Dare To Tread
3. Maniacs Of Speed
4. Blood And Thunder
5. Impaled By Metal
6. Descent Of A Lost Soul
7. Black Church
8. Generally Hostile
9. Plague Of Terror
10. Sword And Axes
11. The Torch Of Sin

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