Recensione: Hammurabi

Di Daniele Balestrieri - 9 Settembre 2006 - 0:00
Hammurabi
Band: Astimi
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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66

Rieccoci nella misteriosa Sicilia e riecco Re Agghiastru con un ennesimo parto della sua Mediterranean Scene. Dopo la militanza in tutti quei gruppi che hanno reso tanto conosciuta, riverita e talvolta contestata questa branca del black caratteristica del nostro paese, il nostro pittore/poeta disperso nelle campagne della trinacria decide nel 1997 di fondare gli Astimi (“maledizioni” in siculo) i quali, dopo due demo, pubblicano ufficialmente nel 2001 l’album “TrinaCapronum”.

Passeranno quattro anni prima che pubblichino del nuovo materiale nella forma di un EP, questo Hammurabi, che contiene solamente tre tracce nuove e ben sei tracce live tutte riferite a un concerto non meglio identificabile e tutte provenenti da TrinaCapronum.
Già dalla copertina e dal titolo si nota la volontà, già espressa in band limitrofe come i Lamentu, di esplorare il fascino del mediorientale, ed è proprio nella title track e prima traccia dell’EP che si viene introdotti nella terra dei misteri grazie a un arpeggio di tipico gusto orientaleggiante prima di cadere nel gorgo brutal-death di chitarre sferzanti e cantato doppio growl/scream in perfetto stile Deicide, senza omettere gli immancabili rimandi agli oriental-deathster per eccellenza, i Nile.
Perché questo è “Hammurabi“, una brutale cavalcata death che rispetta tutti i crismi del genere: voce gutturale, tempi serrati, percussioni devastanti e durate relativamente brevi. Hammurabi lascia il posto ad “Asythar” dopo appena 4 minuti, e qui si nota lo spirito più poetico (scatenato più volte negli Inchiuvatu) di Agghiastru grazie a una strumentale atmosferica, notturna, quasi desertica, nella quale si muovono indistinte le ombre di creature misteriose che eruttano nella seguente, finale “Nabucodonosor“, le cui chitarre tentano in qualche modo di creare arpeggi che seguano le tastiere nelle loro evoluzioni da corte babilonese, e per questo risultano un po’ meno brutali. Questa è sicuramente la traccia più “Agghiastrana” di tutto l’album, probabilmente a causa dello scream che riporta agli altri lavori del poliedrico padre della Mediterranean Scene.

Segue per altre sei tracce il live di “TrinaCapronum”, la cui registrazione è superiore agli standard che mi attendevo, e il cui impatto è davvero devastante: sei tracce tirate, tiratissime di furioso brutal death abbastanza canonico (imperdibile “International Satanic“) che ricorda decisamente band più famose come i Morbid Angel e gli stessi Deicide senza però sfigurare più di tanto. Una scarica d’adrenalina per canzoni già conosciute che hanno infervorato e massacrato i fortunati presenti.
Tre canzoni non sono una gran quantità di materiale, eppure si nota comunque una tendenza al netto miglioramento da parte degli Astimi: registrazione più pulita, songwriting intenso anche se non particolarmente originale e strutture delle canzoni più compatte e concentrate, in tutti i sensi.
Le tastiere risultano leggermente scialbe, pregne come sono di quel nichilismo che è classico del black metal di stampo mediterraneo ma non molto adatte per ambienti più rumorosi come quelli del brutal.
Resta quindi da vedere cosa accadrà con il full album che seguirà questo EP, sempre che la Inch Prod. esca dai problemi nei quali si è inabissata a causa delle scarse vendite e del proliferare del “mercato” degli MP3.
Chiunque abbia voglia di sostenere una realtà nazionale tanto peculiare e, a mio giudizio, importante, scriva senza indugi alla Inch e per una manciata d’euro potrebbe ottenere un piccolo pezzo di storia editoriale di nicchia della musica estrema italiana… e una buona dose di headbanging targata Agghiastru.

TRACKLIST:

1. Hammurabi
2. Asythàr
3. Nabucodonosor
4. International Satanic (Live)
5. Holy Abortion (Live)
6. Erode’s Hand (Live)
7. Odiu (Live)
8. Stigmata (Live)
9. Trina K (Live)

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