Recensione: Handful of Stars

Di Stefano Santamaria - 10 Marzo 2017 - 0:00
Handful of Stars
Band: Witchwood
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2017
Nazione:
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70

A distanza di un anno e mezzo da “Litanies from the Woods”, riecco tra le mani un lavoro dei nostrani Witchwood. Nonostante la corposa durata, ci troviamo di fronte ad un’uscita che gli artisti definiscono Ep.  Approfondendo ravvisiamo solo tre inediti, che erano stati composti nel periodo del loro primo full-lenght. Ad infoltire il suddetto “mini”, oltre ad una intro strumentale, ci imbattiamo in due cover: ‘Flaming Telepaths’ dei Blue Oyster Cult e ‘Rainbow Demon’ degli Uriah Heep, assieme ad una versione remixata di ‘Handful of Stars’, brano già presente nel primo album. 

La band ci regala un rock le cui radici si sono dissetate da uno strato di terreno marcatamente anni settanta. Quando incappammo nella loro prima fatica in studio, solo leggendo il titolo, ci balenò alla mente l’opera dei Jethro Tull “Songs From The Woods”. In effetti, anche a livello di suoni, molto si può ricondurre ai maestri appena citati, non solo per la semplice presenza del flauto. Parliamo di una magia progressive blues che pulsa letteralmente in ogni aspetto dei brani.

Gioiosamente incocciamo  in altre citazioni che ci fanno emozionare: Led Zeppelin, in primis, ma anche in qualcosa di più tetro, e di matrice doom. Questo aspetto soggiace in ogni istante, una sorta di spiritualismo che trascende dal concetto di religione, andando a conficcarsi nel cuore. Non a caso vi sono le cover di alcune bands, proprio perché anche loro pensiamo abbiamo segnato il percorso dei Witchwood. Vogliamo ritornare al lato esoterico del full-lenght, il quale sfiora i suoni dei Black Sabbath, ma senza mai affondare nella definizione di metal. 

Ritualità che viene scandita da ritmiche mai banali, ed il cui lento passo ci accompagna in questo piacevolissimo cammino nel passato. Troviamo gradevole l’iniziativa di regalare questi tre pezzi, inserendoli in un contesto corposo, e non come solita uscita riempitiva. Chiaramente, come già detto altre volte in queste occasioni, pensiamo questa resti un episodio ad appannaggio di collezionisti e fan. Considerata la giovane età  del progetto, non sentivamo il bisogno di ‘Handful of Stars’, ma tant’è, godetevi e godiamoci un Ep comunque interessante.

Stefano Thiess Santamaria”

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