Recensione: Handmade Essence EP

Di Gabriele Pintaudi - 17 Giugno 2010 - 0:00
Handmade Essence EP
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Anno: 2003
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78

Handmade Essence è un EP dalla durata di 21:59 minuti in cui i Mechanical Poet spianano la strada a ciò che sarà la vera sorpresa del 2004, quel capolavoro che prenderà il nome di Woodland Prattlers. Basta guardare la copertina del disco, ottimamente realizzata dal chitarrista-compositore Lex Plotnikoff, per capire cosa ci si aspetta. Un autentico viaggio fantastico, non il classico fantasy con draghi e guerrieri, ma fortemente influenzato dalle musiche e dalle atmosfere del regista Tim Burton. Dal punto di vista musicale è molto difficile da catalogare questo EP: si potrebbe parlare di “prog-comics-orchestral” per rendere lontanamente l’idea di cosa contiene ma, una volta entrati in questo mondo così meravigliosamente creato, si farà fatica anche solo a cercare di etichettarlo, lasciandosi trasportare da quella che è la caratteristica principale di questa proposta, cioè la melodia.

Il fatto di proporre Prog orchestrale e melodico potrebbe far pensare a un lavoro banale, che cammina su sentieri già battuti, e invece ciò che colpisce ai primi ascolti è l’originalità delle composizioni e la versatilità di uno dei migliori cantanti in circolazione, Max Samosvat, che impersona il personaggio del fumetto divertendo ed emozionando, caratteristica che sarà ancora più evidente e migliorata con il successivo disco.
Si parte con Handmade Essence, canzone abbastanza diretta e tirata, ricca di atmosfera e con un buon ritornello. Nulla di particolare fin qui ma, non appena si giunge al minuto 2:52, si comprende quale sarà una delle caratteristiche portanti delle prossime canzoni, cioè le parentesi orchestrali dal sapore gotico e “cartoonesco”.
L’album è un continuo crescendo: se la prima traccia rappresenta una buona proposta musicale, Frozen Nile risulta un ulteriore passo avanti. La bravura di Samosvat inizia a emergere con tutte le sue sfaccettature in questa canzone più articolata e dai toni più cupi. Le chitarre graffiano, e graffia anche la sua voce, incredibilmente mutevole, che ci porta ad un ritornello rallentato in cui si riprende respiro, e che ci lascia sospesi in un’altra dimensione. Prima della conclusione, altro stacco strumentale, e ottimo assolo.
Hermetical Orchard è il capolavoro dell’EP. Si tratta di un brano più lungo e articolato rispetto ai primi due, in cui si iniziano a sentire variazioni e cambi di tempo e atmosfera, il tutto condito sempre con estremo gusto per la melodia, con orchestrazioni barocche intrecciate a parti lente e altre più tirate e unita a un’altra splendida parentesi strumentale.

Il disco va verso la sua conclusione e porta in scena la “ballad” Clue of a Scarecrow, una traccia quasi interamente orchestrale breve ma ricchissima di passione per la sua teatralità, che esplode sul finale con un ancora superbo Max Samosvat, in grado di raggiungere tonalità molto alte. Appare quasi incredibile la capacità della band di creare atmosfere fantastiche con questa convinzione, sensibilità e abilità, regalando emozioni forti a chi ascolta la sua musica.
Le ultime due tracce sono interamente strumentali ed entrambe alleggeriscono la drammaticità di Clue of a Scarecrow con sonorità molto allegre, che potrebbero benissimo essere scelte per fare da sottofondo a un cartone animato o a un film di animazione di Burton.
Questo è un ottimo esempio di come si possa fare musica fondendo tra di loro tanti generi senza mai essere banali o esibendo la tecnica fine a se stessa. Su Handmade Essence non viene semplicemente raccontata una storia fantastica, ma è come se venisse realmente vissuta, tanta è la fantasia dei componenti dei Mechanical Poet.

Gabriele “Xan” Pintaudi

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1. Handmade Essence (03:49)
2. Frozen Nile (04:43)
3. Hermetical Orchard (05:49)
4. Clue of a Scarecrow (03:55)
5. Clockwork Shrimps (01:26)
6. Waltzing Skip-Jack (02:13)

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