Recensione: Hang On Tight!
Piacevole, ben suonato e prodotto in modo impeccabile questo primissimo assaggio discografico per i Big Rough, band milanese che con “Hang on Tight!” esordisce sulla breve distanza nella speranza di poter catturare i consensi dei molti appassionati dell’hard rock più diretto, semplice e sincero.
Costituiti nel corso del 2010 per volere del chitarrista e cantante Alex Cole, il gruppo ha raggiunto il proprio equilibrio nell’arco di breve tempo con l’innesto del batterista Max Cavagnera e del bass player Paolo Vendetti: il classico “power trio”, fondato essenzialmente sul concetto che prevede doti come energia e vitalità alla base di qualsivoglia percorso musicale.
Dall’ascolto dei cinque pezzi proposti, appare persino semplicistico indicare quelli che, in prima battuta, potrebbero mostrarsi come i principali ispiratori del terzetto.
Ac/Dc e Guns n’Roses, esponenti principi del rock selvaggio ed irruento, rappresentano, in effetti, una sensazione epidermica che si prospetta al viaggiare delle prime quattro note di “Thunder Guts”, brano d’apertura che suona un po’ come una specie di manifesto programmatico della band, condensandone in pochi minuti tutti i caratteri peculiari di suono ed impostazione stilistica.
Per la verità, quella che è un’impressione istantanea ed immediata, in prima istanza un po’ dissimula un ventaglio di suggestioni decisamente più ampio ed esteso che, sbocciando sempre dalla radice del rock “made in ‘80’s”, si dipana in altre direzioni per abbracciare un novero di ulteriori influenze di assoluta grandezza.
Rainbow e Deep Purple sono, ad esempio, entità per nulla aliene al percorso intrapreso dalla band meneghina, così come il calore del blues e la ruvida eleganza di fondamentali esponenti del rock anglosassone come i compianti Thunder ed i redivi Skin, band citate con costanza in brani quali “Double Ace To Hell” e “Sweet Little Dynamite”.
Feeling polveroso, ruvido ed infuocato, che può in alcuni frangenti sfociare addirittura in citazioni di Outlaw e soprattutto Molly Hatchet, eroi del rock sudista omaggiati in modo quasi solare nella conclusiva “Gold Washerman”. Un pezzo dai colori e dalle tematiche Southern – rievocazione quasi romantica della leggendaria epopea della corsa all’oro – che, nella lunghezza e nella ricchezza d’intrecci di chitarra, rimembra molto da vicino la struttura spesso prediletta proprio dagli Hatchet, richiamando da vicino opere di notevole impatto quali “Devil’s Canyon” e “Dreams Of Life”.
Doti e qualità ci sono tutte, energia e voglia di mettere in pista qualcosa di significativo pure.
Aggiustando un po’ l’interpretazione canora (la voce del leader Cole, peraltro talentuoso chitarrista, è l’unica cosa che, ad essere sinceri, ci è apparsa un minimo impersonale) e perseverando con la medesima volontà di ottenere buoni obiettivi attraverso cose semplici e ben fatte, i Big Rough potrebbero rappresentare una gradevole realtà futura.
È davvero il caso di sottolinearlo anche stavolta insomma: il rock tricolore, al contrario di gran parte dei restanti settori, pare una delle poche aree in cui i valori si mostrano in costante crescita qualitativa.
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Tracklist:
01. Thunder Guts
02. Sweet Little Dynamite
03. Burning Down In Flames
04. Double Ace To Hell
05. Gold Washerman
Line Up:
Alex Cole – Voce / chitarra
Paolo Vendetti – Basso
Massimo Cavagnera – Batteria