Recensione: Harvest Ritual Vol. I
Era davvero ora che un gruppo come i Necrophagia, che raccoglie
musicisti estremi da 3 continenti diversi, uscisse con un album in grado di
competere con quello che ci troviamo negli scaffali dei negozi tutti i giorni!
Finora, purtroppo, solo raramente la band di Killjoy aveva trovato il
modo di farsi notare per le canzoni, piuttosto che solo per la line-up o la
presenza di una certa Jenna Jameson nelle foto promozionali, diciamo la verità…
così come il precedente album, “The divine art of torture”, era
un’accozzaglia di idee appena abbozzate e sviluppate molto, troppo in fretta per
poter diventare canzoni decenti.
Questo Harvest Ritual vol. 1 apre invece una nuova pagina per
il gruppo: uno stile che unisce il death, certo doom, la psichedelia malata dei Sigh
del tastierista Mirai e pesanti influssi thrash va a formare un disco
finalmente ben definito, con brani che si fissano nella mente in modo molto
facile. Ed anche con qualche esperimento azzeccato, come l’elettronica deviata e
le vocals pulite di Akumu, che male non fa all’atmosfera orrorifica (in
pieno stile horror-trash a dire il vero) su cui da sempre si basano gli album
della band.
L’immaginario su cui ruotano i Necrophagia gioca quindi un ruolo molto
importante anche per quanto riguarda la definizione del loro sound, che risente
comunque delle diversissime influenze provenienti dai singoli componenti: da non
trascurare anche l’elemento “Pantera-old-style”, che fa da base a
molte ritmiche di questo disco. Non è lo stile che cambierà il metal estremo,
ma si lascia ascoltare molto meglio che in passato.
In definitiva siamo di fronte ad un buon disco, ben concepito, suonato con la
giusta abilità e registrato anche meglio: una nuova alba per i Necrophagia?
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. The World, The Flesh, The Devil
2. Dead Skin Slave
3. Unearthed
4. Cadavera X
5. London 13 Demon Street
6. Return To Texas
7. Akumu
8. Stitch Her Further
9. Excommunicated
10. Harvest Ritual