Recensione: Hastings 1066
Arrivati al secondo album, i Thy Majestie tirano fuori un concept sulla vicenda che segnò la nascita della nazione inglese. La svolta rispetto al precedente “The Lasting Power” è relativa all’attitudine più symphonic oriented, coadiuvata soprattutto dalla magniloquente produzione, che mette in risalto le eccellenti capacità tecniche individuali.
Tra evocative quanto scontate intro alla Carmina Burana e bucoliche parentesi flautistiche, si snodano le spire di questo CD: pezzi battaglieri (e non potrebbe essere altrimenti, visto il titolo), fedeli alla lezione Rhapsody, se non fosse per la scelta (condivisa in pieno dal sottoscritto) di limitare le parti orchestrali. Vanno bene dunque i ritornelli, pieni e trascinanti. Vanno bene gli arrangiamenti di gran classe, mai parenti di quel power metal becero e superficiale.
Non posso dire altrettanto bene della voce di Dario Grillo, un po’ anonima e non in grado di dominare pienamente le alte tonalità, risultando tuttavia del tutto melodica quando impostata su una ristretta gamma di frequenze.
Da sottolineare la presenza del Coro del Teatro Massimo di Palermo, importante guest a cui i Thy Majestie si attaccano forse troppo spesso, ma è di sicuro un piacere ascoltare contrappunti e controcanti di prima qualità, soprattutto quando questi ricamano quelle linee epiche tanto care ai defender nostrani.
Non si può non parlare ulteriormente delle chiare fonti di ispirazione di questa band, che a tratti tenta di inserire soluzioni ritmiche diverse dallo standard del genere, ma ricade inesorabilmente nella celebrazione di quel power/epic/speed dalla melodie accattivanti. Non è una critica distruttiva, sia ben chiaro, ma alla lunga il paragone con i Rhapsody rischia di diventare una costante. A questo riguardo c’e’ sicuramente da apprezzare il coraggio di questi sei giovanotti siciliani, visto che sicuramente non dovrà essere una situazione comoda. Se da un lato l’atmosfera di fondo è quella guerresca (e se si tratta di battaglie reali e non fiabesche, ben venga!) di stampo Rhapsodyano, dall’altro il gusto di alcune scelte orchestrali ricordano un po’ il power sinfonico raffinato dei Royal Hunt, che del pomp metal coglie gli aspetti più intimisti ed elimina cadute stile (leggi pacchianate varie).
Il lavoro, in definitiva, è decisamente sopra la media. Facciamo ai Thy Majesty i migliori auguri per continuare a lavorare alla ricerca di quel tocco di personalità che allontani lo spettro dei mostri sacri del genere dalle loro composizioni: la strada intrapresa con questo “Hastings 1066” è quella giusta!
Tracklist:
1. Rerum Memoria
2. The King And The Warrior
3. Echoes Of War
4. The Sight Of Telham Hill
5. Incipit Bellum
6. The Scream Of Taillefer
7. Anger Of Fate
8. The Pride Of Housecarl
9. Through The Bridge Of Spears
10. Demons On The Crown